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Draghi non cerca lavoro: "Federatore del centro nel 2023? Lo escludo"

Il premier allontana pure l'ipotesi rimpasto. Tajani: sarebbe un eccellente nome per la Ue

Draghi non cerca lavoro: "Federatore del centro nel 2023? Lo escludo"

Basta prendere l'hashtag #conferenzastampa per capire quanto e soprattutto cosa è piaciuto sui social media del discorso di Mario Draghi alla stampa. L'ex presidente della Bce non ama la ribalta e i riflettori mediatici. Ragion per cui quando fa uno strappo al suo regime da basso profilo l'attenzione di tutti è massima. Come sempre, quindi, anche ieri tutti a pesar le sue parole. E in molti casi ad applaudirle. Come nel passaggio in cui ha fatto capire che non ama essere tirato per la giacchetta. «Tanti politici - dice con la sua ormai proverbiale aria sardonica - mi candidano a tanti posti, mostrando una sollecitudine straordinaria nei miei confronti. Li ringrazio molto, moltissimo. Vorrei, però, rassicurarli: se dopo questa esperienza deciderò di lavorare, un lavoro probabilmente me lo troverei da solo». Questa l'espressione che ha fatto giubilare il web e non solo. Segno di una crescente sfiducia nella classe politica e di un crescente apprezzamento per le doti di Draghi e in generale per la meritocrazia.

Al premier non piace, dunque, essere tirato per la giacchetta. E mostra chiaramente di non voler essere una bandiera nelle mani di qualcuno. Non fidandosi poi della capacità dei suoi interlocutori politici di leggere tra le righe, l'ex presidente della Bce afferma con chiarezza: «Federatore dell'area di Centro? Rispondo in modo totalmente chiaro: lo escludo».

Questo per quanto riguarda il domani. Ma c'è l'urgenza dell'oggi che incalza. E il premier apre l'agenda del governo e segna tre temi su tutti: crisi energetica, inflazione e Pnrr. L'esecutivo, spiega, deve lavorare sodo per risolvere i problemi legati a questi temi. E lo deve fare con le forze che ha già in campo. «Non ci sarà nessun rimpasto - aggiunge per essere ancor più cristallino - La squadra è efficiente e va avanti».

Le frecciate ai politici e le stoccate a chi aveva nei precedenti governi confezionato con troppa ingenuità le norme che regolano l'erogazione dei superbonus per l'edilizia, danno la misura della distanza di Draghi dal mondo politico che il suo governo deve comunque assecondare. Eppure c'è chi non vuole fare a meno di lui. A un anno dalle elezioni politiche, infatti, sono in tanti a immaginare un soggetto politico o una coalizione che raccolga il testimone del governo Draghi continuandone il lavoro. Ecco perché in tanti guardano a una riforma elettorale in senso proporzionale. Perché sarebbe la sola condizione necessaria per permettere un'aggregazione di forze moderate intorno a un progetto simile a quello messo in campo dall'attuale premier.

«Il Paese - commenta Bruno Tabacci - dopo le elezioni avrà drammaticamente bisogno di un governo di convergenza parlamentare guidato da una personalità indiscussa come Mario Draghi che ha messo al centro del sistema italiano, in modo definitivo, il viversi dentro la comunità europea ed euro-atlantica».

E il valore aggiunto di una personalità come Draghi non può essere abbandonato dopo il '23. Come suggerisce Antonio Tajani. Per il coordinatore nazionale di Forza Italia le elezioni politiche indicheranno un premier e una maggioranza politica «quindi scelti dagli elettori».

«Secondo me - conclude Tajani - Mario Draghi sarebbe un eccellente presidente del Consiglio europeo o della Commissione europea».

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