Draghi prepara il bazooka Mille miliardi per salvarci

Il presidente Bce avrebbe illustrato la strategia sulla Ue anche a Renzi: un'iniezione destinata a famiglie e imprese. Entro fine anno lo sblocco dei primi 400 miliardi

Draghi prepara il bazooka Mille miliardi per salvarci

A Bruxelles, nella Commissione europea, hanno letto 50 sfumature di grigio .

Un alto funzionario, un eurocrate, complice forse il clima ferragostano, azzarda un commento fuori dagli schemi per spiegare la (mancata) crescita europea. «È come nel libro. I protagonisti praticano tecniche di sesso estremo fino a rischiare lo strangolamento. Così l'Europa: a forza di stringere il cappio del rigore, pur di ottenere performance (sui conti pubblici), l'economia rischia l'asfissia».

Per di più, le attese performance non sono nemmeno arrivate. Un dato su tutti. Solo due Paesi dell'Eurozona hanno un deficit sotto il 3%: Germania ed Italia. La prima vede ormai il segno meno davanti al dato del Pil; la seconda ha il secondo debito pubblico europeo, la decrescita più profonda, e l'inflazione pari a zero.

Mario Draghi è italiano ma vive in Germania. E mentre il pianeta politico è ancora alle prese su «cosa fare» (per allentare il cappio), come presidente della Bce ha già il piano pronto. Piano che, verosimilmente, ha ricordato a Matteo Renzi durante l'incontro in Umbria.

La Bce è sul punto di far scattare l'operazione «mille miliardi». Entro l'anno ne sbloccherà i primi 400. La prima tranche è attesa per il 18 settembre; e si sta discutendo se anticiparla a fine agosto o meno. Gli altri arriveranno l'11 dicembre.

I «mille miliardi» sono il piatto forte del programma «Ltro» (acronimo inglese che sta per «operazioni di rifinanziamento a lungo termine») che ha un unico obbiettivo: far arrivare flussi finanziari direttamente a famiglie ed imprese. Al punto che lo stesso presidente della Bce ha ricordato che «se le banche non dimostreranno di aver prestato i soldi, dovranno restituirli».

La tranche del 2014 degli «Ltro» dovrà saggiare la capacità di famiglie ed imprese di assorbire i finanziamenti. Se così sarà la Bce è pronta a stampare moneta fino ad arrivare, appunto, al «trillion», ai mille miliardi annunciati.

In più, proprio perché - come ama dire Draghi - «il nostro lavoro non è finito», la Bce ha sempre pronto il programma « quantitative easing » finalizzato all'acquisto di titoli pubblici, qualora dovessero subentrare tensioni sui mercati.

In realtà, nella seduta di ieri tali tensioni non si sono manifestate, sebbene i titoli tedeschi siano scesi sotto l'1% d'interesse. La condizione di pre-deflazione e l'arretramento delle principali economie europee sono la rappresentazione plastica del clima di soffocamento in cui versa l'economia continentale.

E non è un caso che gli unici Paesi a crescere siano quelli dell'Est e la Gran Bretagna. Nessuno dei quali sembra interessato ad adottare la moneta unica.

Le frasi del presidente del Bce della scorsa settimana (quando invocava una governance europea anche sulle riforme strutturali), al di là di aver ripetuto concetti già espressi, volevano anche stimolare i governi europei ad una reazione.

Come a dire. La banca centrale sta utilizzando tutti i margini d'azione disponibili (ed anche qualcuno in più). Ma da sola non può invertire una tendenza in atto. Spetta alla politica dare risposte. Ai consumatori ed ai mercati.

Ma la politica ha tempi di reazione tali che entro quest'anno non riuscirà ad allentare il cappio di «50 sfumature».

di Fabrizio Ravoni

Roma

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