Droga dello stupro a domicilio per vip

L'Arma ha arrestato 6 pusher: tra i clienti un prof universitario e un ballerino

Droga dello stupro a domicilio per vip

Un medico noto nel panorama della sanità romana, un ballerino che lavorava per Sky e per la Rai, un insegnante di arti marziali della guardia di finanza.

Erano vip, personaggi del mondo dello spettacolo e professionisti i clienti che a Roma aspettavano la droga a domicilio, consegnata da corrieri che si muovevano in monopattino per eludere le forze dell'ordine. Non si trattava di stupefacenti qualsiasi, ma di droghe sintetiche, capaci di scatenare euforia o aggressività, dallo Shaboo alla Yaba, nota come «droga di Hitler» insieme a potenti metamfetamine, cocaina e GHB ovvero la «droga dello stupro», capace di agire neutralizzando i freni inibitori. Un vizietto che nelle scorse settimane aveva fatto finire nei guai un prete di Prato, che la comprava con i soldi delle offerte per i festini a casa del compagno e Claudia Rivelli, sorella di Ornella Muti, arrestata perché deteneva un litro di GHB del valore di 700 euro mila, che giurava di aver acquistato per lucidare l'argenteria.

Ancora una volta la GHB è al centro delle carte dell'ultima inchiesta della procura di Roma, coordinata dall'aggiunto Giuseppe Conzo e condotta dai carabinieri del Nucleo operativo della Compagnia Roma Centro, coordinati dal maggiore Fabio Valletta, che hanno arrestato 4 uomini e 2 donne, di origine italiana, cinese e bengalese, chiamati a rispondere di detenzione e spaccio di stupefacenti. L'ordinanza tratteggia l'attività illecita dei pusher, capaci di consegnare lo stupefacente anche durante il lockdown senza concedere sconti sulla merce, presentandosi in lussuosi appartamenti tra piazza Venezia e piazza Navona. Tra questi una donna, fermata dai militari a due passi da piazza Madama, con 400 millilitri di GHB in auto. Gli studenti, invece, e gli acquirenti meno facoltosi per fare rifornimento dovevano recarsi personalmente dagli spacciatori. «Gilda», «Mafalda», «Acqua», «Christal» o «Blue meth», nome preso in prestito dalla serie televisiva «Breaking bad», erano i nomi in codice che i clienti usavano per ordinare la droga. «Coca cola», «riso in bianco» erano quelli che identificavano la cocaina, mentre «pizza cotta» o «cotta» il crack.

Nelle carte dell'inchiesta compaiono una quindicina di acquirenti, tra i quali un professore ordinario di Medicina alla Sapienza, con casa in centro, che ordinava GHB e cocaina, un ballerino e scenografo trentenne volto noto in tv e un istruttore di arti marziali della Gdf. I badanti, invece, compravano metanfetamina per essere più attivi. Al vertice della catena di distribuzione delle droghe sintetiche c'era una grossista cinese, Lin Jinyu, 31 anni, che dalla Toscana organizzava il trasporto fino a Roma tramite corrieri cinesi, che si spostavano in treno o auto a noleggio. È stato un controllo su Jinyu nell'ottobre 2020 a permettere ai carabinieri di scoprire la sua fiorente attività. Fermata alla stazione Termini con 200 grammi di Shaboo, ha cercato di convincerli che si trattasse di sale usato per la sua religione.

A ruota nei guai sono finiti Danny Beccaria, romano, e Hossan Lakir, del Bangladesh. Ai domiciliari Mirko Chilelli, compagno di Beccaria, e Clarissa Capone. Obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, infine, per Samin Uddin, anche lui del Bangladesh.

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