Coronavirus

Le due Italie: tutti sorridono, la Lombardia no

1.327 nuovi casi, ma ben 201 a Milano e 634 in regione. Decessi oltre quota 30mila

Le due Italie: tutti sorridono, la Lombardia no

L'Italia rassicura, la Lombardia no. I dati che da qualche giorno si affastellano sui nostri taccuini raccontano di un'Italia a due velocità. Il ritmo dei contagi si raffredda in tutte le regioni tranne che a Milano e nelle undici province circostanti. Rendendo ancora più assurde le immagini dei Navigli affollati in una città che ha tanta voglia di normalità ma probabilmente ancora non può permettersela.

Partiamo dai dati, quindi. Ieri si sono contati 1.327 casi in più a livello nazionale, un dato in linea con gli ultimi giorni, da nove giorni stabilmente sotto quota 2mila. Di questi casi però quasi la metà (634) arrivano dalla Lombardia, con Milano che primeggia con +201 (poi Varese +75, Brescia + 69, Pavia +52, Bergamo +49, Cremona e Monza Brianza +41). La seconda regione per aumento di casi è il Piemonte con un +233, poi l'Emilia-Romagna con +111. La metà delle regioni italiane (pronvcia di Trento, Friuli-Venezia Giulia, Abruzzo, provincia di Bolzano, Umbria, Sardegna, Valle d'Aosta, Calabria, Basilicata e Molise) sotto quota 10. Curioso il caso della Basilicata dove, probabilmente per un riconteggio, il numero dei contagi totali è addirittura sceso di un'unità rispetto a giovedì. Il numero dei casi totali ammonta a 217.185, con la Lombardia sempre nettamente in testa con 80.723 (Milano è a 20.893, Brescia a 13.391, Bergamo a 11.622) e dietro Piemonte (28.368 con in testa Torino a 14.320) e Emilia-Romagna (26.598 con in testa Reggio Emilia con 4.819).

Gli attuali positivi sono 87.961 con un calo di 1.663, dodicesimo giorno consecutivo con il segno meno. Anche qui colpisce però il dato lombardo, che cala di appena 32 unità mentre ad esempio in Piemonte c'è un -362 e in Emilia-Romagna un -281. Attualmente in Lombardia c'è il 36,36 per cento dei casi attivi. Tra i positivi attuali sempre meno quelli in terapia intensiva (1.168), con un calo di 143, e anche quelli ricoverati con sintomi in raparti ordinari (14.636 con un calo di 538). Scendono anche i positivi in isolamento domiciliare, che passano da 73.139 a 72.157 con un -982, ma rappresentano ormai l'82,03 per cento dei casi attivi.

Quanto ai morti, sono 243 in più, con un lieve calo rispetto agli aumenti degli ultimi due giorni, ma anche in questo caso il contributo più doloroso arriva dalla Lombardia, che «fattura» 954 morti. Il totale dei decessi supera quota 30mila e si colloca a 30.201, con la sola Lombardia a quota 14.839, vale a dire il 49,13 per cento del totale. Seguono Emilia-Romagna con 3.797 e Piemonte con 3.305. Colpiscono particolarmente le disparità nel tasso di mortalità (morti totali su casi totali) che vedono la Lombardia con il 18,38 per cento molto sopra la media nazionale che è del 13,90. I guariti continuano a crescere. Ieri se ne sono contati 2.747 (572 in Lombardia) e il totale generale è di 99.023.

Molto importante come sempre - anche se non sempre di agevole lettura - il dato sui nuovi tamponi: ieri sono stati 63.775 con 45.428 «nuovi» soggetti sottoposti a test. La percentuale di nuovi positivi sui tamponi è del 2,08 per cento ma se si tiene conto dei contagi su nuovi soggetti la percentuale sale al 2,92.

Quanto all'R0, il tasso di catagiosità dei positivi, secondo Silvio Brusaferro, presidente dell'istituto superiore di sanità, «attualmente a livello nazionale è fra 0,5 e 0,7». Sempre secondo brusaferro è presto per vedere l'impatto delle aperture sui dati: «Siamo a cinque giorni, non abbiamo ancora dati sull'impatto dell'avvio della fase 2 sulla circolazione del virus. Lo vedremo la prossima settimana». Sempre secondo l'Iss il 20,4 per cento dei casi di Covid-19 diagnosticati in Italia è asintomatico, il 15 paucisintomatico, il 33 lieve, il 16,9 severo e il 3,1. Inoltre l'incidenza di letalità si conferma soprattutto nelle fasce d'età più elevate.

La maggioranza dei decessi ha come prima causa l'infezione da coronavirus, nel 10-12 per cento la prima causa di morte è da altre patologie.

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