E il 40% chiede misure più severe

Il 60% approva il rigore. I buonisti ridotti a meno del 20%

E il 40% chiede misure più severe

La tormentata vicenda della Sea Watch ha riportato al centro dell'attenzione la questione, peraltro mai sopita, della regolazione dei flussi migratori. È infatti da molto tempo che gli italiani prestano una crescente attenzione alla problematica degli immigrati. E, malgrado le polemiche di questi giorni, il loro atteggiamento si è fatto sempre più severo nei confronti degli arrivi, anche di quelli di coloro che possono essere a tutti gli effetti considerati profughi da guerre o da eventi naturali.

I risultati dalle ricerche sono eloquenti: se diversi anni fa prevaleva l'atteggiamento di apertura e grossomodo la metà degli intervistati dichiarava addirittura di approvare l'idea di «accogliere tutti gli immigrati, anche perché l'Italia è un paese cattolico», oggi questa percentuale è drasticamente crollata, sino a diminuire a meno del 20%. E si è di converso fortemente accresciuta la quota di chi dice che «dobbiamo respingerli tutti» o, come sostiene la maggioranza relativa, che «dobbiamo accettare solo i profughi da guerre o eventi naturali e respingere tutti gli immigrati per motivi economici». Insomma, siamo diventati sempre più contrari a nuovi arrivi (e alla permanenza degli irregolari) o, per alcuni, quantomeno molto più selettivi.

Tra tutti i politici, Matteo Salvini ha saputo e voluto - più di altri cogliere e interpretare (e, spesso, stimolare) questo trend dell'opinione pubblica del nostro paese e farlo proprio in modo dirompente e talvolta provocatorio. Le sue scelte hanno suscitato, come si sa, molte critiche, ma la maggioranza degli elettori pare a tutt'oggi condividere la sua linea e le sue azioni.

Ma il consenso alla «linea dura» va addirittura oltre la mera accettazione delle scelte del Governo: da un recente sondaggio (effettuato dall'Istituto EumetraMR, intervistando un ampio campione della popolazione al di sopra dei 17 anni di età) emerge come, secondo gran parte degli intervistati, l'azione dell'esecutivo appaia loro non solo positiva, ma addirittura ancora insufficiente rispetto alle esigenze del paese. E che vada incrementata.

Quasi il 40% del campione intervistato nell'ambito dello studio afferma infatti che «Il Governo dovrebbe contrastare l'immigrazione in misura maggiore e più efficace». Quindi, in altre parole, intensificare (e non ridurre, come alcuni esponenti politici propongono) le scelte di freno rigoroso agli sbarchi. Lo dicono con maggiore frequenza gli uomini, le persone con basso titolo di studio e, come ci si poteva facilmente aspettare, gli elettori della Lega, ove questa convinzione raggiunge il 60%. Solo in parte meno convinti appaiono gli elettori di Forza Italia, tra i quali il 42% condivide l'opinione in questione. Seguiti dai votanti per il M5s ove il consenso raggiunge il 38%. Ovviamente ostili a questa presa di posizione sono invece gli elettori del Pd, ove essa convince solo il 14%.

Sul fronte opposto delle opinioni, il 29% degli intervistati nel sondaggio sostiene invece che «Il Governo dovrebbe ridurre le politiche di contrasto all'immigrazione» (lo dicono, com'è intuitivo, in particolare gli elettori del Pd), diminuendo cioè l'intensità della propria azione. Mentre il restante 23% (oltre al 9% di chi non sa o non vuole esprimere un'opinione al riguardo) assume una posizione di soddisfazione per la situazione attuale senza volerla cambiare granché, dato che sostiene che «l'azione del Governo nei confronti dell'immigrazione va bene così com'è ora». In definitiva, nell'insieme, oltre il 60% dei cittadini approva le scelte dell'esecutivo o le vorrebbe ancora più restrittive.

Dunque, anche sulla base di questi risultati - che, come si è detto, non fanno che confermare un trend dell'opinione pubblica in atto da tempo è facile comprendere come il tema dell'immigrazione rappresenti oggi uno dei più trattati nella comunicazione politica e che lo sarà probabilmente anche nei prossimi mesi.

Ancora, questi dati suggeriscono come le scelte di Salvini corrispondano almeno sino a questo momento al sentiment prevalente tra la popolazione e gli portino quindi una seguito considerevole. È ragionevole pensare, quindi, che anche l'episodio della Sea Watch e i suoi ultimi sviluppi finiscano, in fondo, forse, col favorire (paradossalmente, se si vuole) lo stesso leader della Lega.

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