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E la base snobba la «Lega Italia»

Roma A Firenze ci sarà il pienone. Nel Carroccio hanno già fatto i calcoli: «Piazza Santa Croce tiene 18mila persone, con il palco si arriva a 15mila. E noi abbiamo già 315 pullman da 50 persone ciascuno con i motori accesi. Fate un po' i conti...». A questi si vanno aggiunti i fratellitalioti e i militanti che arriveranno in treno o in automobile. Sarà bagno di folla in una città-simbolo. Non è un caso che Salvini abbia scelto proprio Firenze: è la città di Renzi; è il capoluogo della Regione più rossa d'Italia; è la piazza che testimonia la volontà di conquista del centrosud da parte del leader del Carroccio. È il progetto Lega Italia che Salvini vuole benedire sull'Arno. Altro che dio Po.

Ma proprio questo disegno non va giù a molti leghisti. Arricciano il naso gli ortodossi di Veneto e Lombardia. Si sentono orfani della loro Padania, si sentono in crisi di identità, si sentono abbandonati da chi non pronuncia più le antiche parole d'ordine: «Prima il Nord» o addirittura «Secessione». Lo zoccolo duro, l'anima «celtica» del Carroccio, gode nel vedere la Lega al 14% ma soffre: perché le radici sono radici e le felpe con su scritto Reggio Calabria o Matera proprio non piacciono.

Sotto il Carroccio cova il malcontento per la svolta sudista e c'è chi giura che ad alimentare questa insofferenza siano pure i colonnelli leghisti Maroni, Calderoli e Giorgetti. Maroni, poi, ha un motivo in più per tremare con un Salvini monarca indiscusso del Carroccio: se il leader della Lega rompe l'alleanza con Fi e continua a picchiare duro sul centro, in Lombardia sono guai. Maroni, infatti, governa ancora con azzurri, ciellini vicini a Formigoni e Ncd.

FCr

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