La giornata è quella giusta per Laura Boldrini, anche perché capita solo una volta l'anno. E allora quale occasione migliore del 25 aprile per lo sceriffo della Rete che combatte da sola un esercito di haters, professionisti di bufale, insultatori seriali, leoni da tastiera nascosti dietro pc di casalinghe arrabbiate, per «liberare» finalmente Facebook anche dai fascisti? La presidente della Camera è a Bologna, città medaglia d'oro alla Resistenza, a celebrare l'anniversario, ma la sua missione è tutta sul web, dove dà il via a una serrata caccia alle «pagine della vergogna» legate all'«estremismo di destra». Lo fa ripescando una ricerca dell'Anpi di dicembre, La galassia nera su Facebook, che la presidente pubblica sul suo profilo dopo averla anticipata con una lettera alla Stampa.
«In Italia ci sono purtroppo circa 2.700 pagine Facebook legate all'estremismo di destra, 300 di queste apertamente apologetiche. E questo rappresenta un pericolo reale perché, come sappiamo, Facebook è uno strumento molto frequentato dai giovani. Lo voglio dire chiaro e tondo: l'apologia di fascismo non può essere vietata in ogni circostanza, tranne che su Facebook. Non è tollerabile!», scrive la terza carica dello Stato. Il rapporto Anpi include nella lista nera «i movimenti neonazisti e le declinazioni italiane dell'estremismo di destra di altri Paesi, le pagine nostalgiche, che diffondono la propaganda e gruppi musicali». La veemenza della presidente si indirizza allora sul fondatore del social network Mark Zuckerberg, che alle prese con la prevenzione di terrorismo, cyber bullismo, sessismo, viene investito della mission del giorno: «Ho già scritto a Zuckerberg per denunciare, ma glielo voglio dire oggi, 25 aprile, in cui l'Italia sconfisse il nazifascismo: prenda coraggio e cancelli una volta per tutte le pagine della vergogna!». Se da Facebook rispondono picche, fa sapere Boldrini, «dicendo che loro hanno regole carattere internazionale e che, solo in certe circostanze, tengono conto delle legislazioni nazionali», lei ricorda che «il fascismo non è una semplice questione di leggi locali». Eccola dunque a twittare ancora: «Zuckerberg cancelli pagine della vergogna».
E poi: «Spero che le proposte di legge contro l'apologia del fascismo possano essere approvate prima della fine della legislatura». I followers reagiscono tra sostegno e indifferenza, oltre che con i soliti insulti. E cala il sipario.
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