Roma I dazi penalizzano l'Italia. No, stiamo studiando dazi selettivi per tutelare il made in Italy. Il ministero dell'Economia e quello dello Sviluppo economico distano 1,4 chilometri. Ieri il titolare del primo, Giovanni Tria, e un sottosegretario del secondo, Michele Geraci (area Lega) erano gomito a gomito, impegnati in una missione in Cina. Ma la distanza politica tra i due era siderale.
Tria ha puntato i suoi interventi - oltre che a rassicurare i mercati sullo stato del debito italiano - sul no ai dazi. Tema di attualità sia per gli europei, dopo la minaccia di Donald Trump si tassare l'import di auto dal vecchio continente, sia per i cinesi, con i quali il presidente Usa non vuole ancora trattare.
Le politiche protezioniste «non giovano all'economia» e in particolare quella italiana «sarebbe sicuramente danneggiata dall'affermarsi di politiche protezionistiche», ha spiegato Tria, secondo il quale «è bene quindi sviluppare un dialogo che consenta di superare ogni incomprensione e rafforzare il libero scambio». In Italia i dazi fanno male perché la nostra economia è «di trasformazione», quindi favorita dai mercati aperti.
Poche ore prima Geraci aveva rilasciato un'intervista al Messaggero per rilanciare un suo vecchio cavallo di battaglia, rafforzandolo. «Siamo pronti a introdurre dazi selettivi per cinque anni», ha spiegato. In una recente intervista al Sole24Ore aveva chiesto alla Commissione europea di introdurre dazi per salvaguardare imprese italiane. «Non sono un protezionista, ma tutti hanno dazi», ha spiegato ieri. «Stiamo studiando anche noi dazi per difendere il nostro sistema produttivo. Sono misure tattiche, selettive e temporanee, che durano cinque anni e servono a fare riabituare la popolazione alla globalizzazione, non per promuovere l'autarchia».
L'idea dei dazi era cara alla Lega Nord ed era stata al centro di alcuni dibattiti pre-elettorali. Ma già allora era emersa l'impossibilità di introdurli per uno stato dell'Unione europea. Tassare merci in entrata nel Vecchio continente è una competenza esclusiva delle istituzioni europee, visto che l'Ue è uno spazio commerciale unico.
Esistono dazi europei, come quelli introdotti nel 2016 contro i paesi che fanno dumping. Poi ci sono dazi provvisori, come quelli imposti all'acciaio cinese, per tutelare le industrie europee. Una iniziativa simile della Commissione europea a vantaggio esclusivo dell'Italia è da escludere. Il governo italiano può semmai trattare per introdurne altri, ma sempre a livello europeo.
Sempre che ci convenga.
Confindustria si è pronunciata più volte contro i dazi, così come le associazioni delle piccole e medie imprese. In Italia la bilancia commerciale (cioè la differenza tra importazioni ed esportazioni) è in attivo per circa 50 miliardi. Rompere questo equilibrio, significa mettere a rischio uno dei pochi primati italiani.AnS
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