E per la gran lotteria del Colle scendono in campo gli sponsor

Da Rutelli che briga per la Lanzillotta a Renzi che punta sulla Pinotti ma strizza l'occhio a Veltroni, ecco chi è in lizza per il dopo-Napolitano

E per la gran lotteria del Colle scendono in campo gli sponsor

D onna è donna, e su questo non c'è dubbio. Poi ha pure il «profilo istituzionale» richiesto, infatti è presidente, o presidenta, della Camera. Ed è di centrosinistra, come la maggior parte dei mille grandi elettori. In teoria Laura Boldrini ha i numeri giusti per succedere a Napolitano, risponde anche ai requisiti indicati da Matteo Renzi. In pratica i numeri percentuali delle sue possibilità sono vicini allo zero. Il premier non la sopporta, il Cavaliere peggio ancora e persino Sel e i grillini l'hanno mollata. Lei, che non vuole fare la fine di Sora Camilla, tutti la vogliono e nessuno la piglia, ci prova comunque, sfidando la scaramanzia. «Il Paese è pronto per avere un presidente donna, in Italia ce ne sono autorevoli, con storie significative, ed è giusto che possano essere candidate». L'unico sponsor della Boldrini è dunque la Boldrini e l'unico pezzo di Quirinale che avrà sarà il capanno sulla spiaggia di Castelporziano che gentilmente le hanno concesso in uso.

Giorgio Napolitano non ha ancora ufficializzato le dimissioni, non si sa nemmeno quando davvero lascerà, ma la Grande Corsa al Colle è già in pieno svolgimento. Gli aspiranti sono in pista, qualcuno sotto traccia, qualcun altro invece si agita. A decidere la partita sarà però la forza dei partiti, dei leader e dei gruppi di pressione alle spalle dei candidati. C'è il caso di Romano Prodi, sempre papabile e già scottato un anno e mezzo fa dalla carica dei 101, che si muove circospetto e che nessuno in realtà appoggia. E c'è invece Mario Draghi, che di appoggi ne avrebbe tanti, per non parlare delle capacità e dello standing internazionale, ma che non ha alcuna intenzione di traslocare da Francoforte, dove conta molto di più.

Nelle settimane scorse si è molto parlato di Roberta Pinotti. Il ministro della Difesa sembrava avere molte carte da giocare. È una donna, e Renzi come ha dimostrato con la Mogherini imposta Lady Pesc, con le nomine nel partito e con i capolista alle elezioni europee, pare ossessionato dalla quote rosa. In più è a capo di un dicastero importante, ha agganci a Washington e un ottimo rapporto con il presidente della Repubblica attuale. Forza Italia, dicono, non sarebbe contraria. Lei si credeva vicina: «Non ci si sente mai pronti per cose come questa. Se poi succedono, uno prova a gestirle». Poi però giorni fa Matteo l'ha gelata: «La successione a un gigante come Napolitano non può essere un problema di genere».

Parole che hanno ibernato pure altre aspiranti. Come Anna Finocchiaro, presidente della commissione Affari costituzionali del Senato, una ex dalemiana che ha conquistato parecchi punti agli occhi di Renzi aiutando la Boschi nel far passare la riforma di Palazzo Madama: una politica esperta, una ex ministro della Giustizia che potrebbe prendere pure i voti del Cav. Come del resto Emma Bonino, ex ministro degli Esteri, ex commissario europeo, sponsorizzata dall'ala radical del Pd.

O come Linda Lanzillotta, che nella lista dei candidati c'è entrata da poco. Dietro di lei c'è Francesco Rutelli, che sembra poco ma non è così. L'ex sindaco di Roma, sconfitto a sorpresa da Alemanno nel 2008, ha attraversato un lungo cono d'ombra, Ora però sta tornado in auge: mezza squadra di Palazzo Chigi, da Luca Lotti a Filippo Sensi, si è fatta le ossa con lui al Campidoglio. E che dire del più rutelliano di tutti, Paolo Gentiloni, arrivato alla Farnesina?

Il lungo elenco degli aspiranti comprende anche le famose «riserve della Repubblica», personaggi autorevoli che non pagherebbero dazio all'inesperienza. Ad esempio Gianni Letta, per tanti anni a fianco di Silvio Berlusconi alla guida del governo e del Paese. L'Eminenza Azzurrina, principe dei mediatori, gran risolutore di problemi e di imprese impossibili, fautore del patto del Nazareno, in caso di accordo trasversale oltre al Cavaliere potrebbe avere tra i suoi sponsor anche Renzi.

Oppure Giuliano Amato, altra figura bipartisan. L'ex presidente del Consiglio, oggi giudice costituzionale è il preferito da Giorgio Napolitano, che già nel 2013 voleva cedergli il posto. È il politico di centrosinistra che più piace al Cavaliere ma anche quello che piace di meno alla gente, dopo il prelievo sui conti correnti del 1992. Decisamente più popolare Walter Veltroni. Ex sindaco, ex segretario del Pd, ex vicepremier, ex direttore dell' Unità .

Veltroni fa lo scrittore e pure il regista e si dice disinteressato, anzi non parla proprio e questa sapienza tattica, unita ai buoni rapporti con Renzi e con Berlusconi, ne fa uno dei veri favoriti. Tutto il contrario dello spericolato outsider Sergio Chiamparino: «Forse era troppo pure il Piemonte, ma per il Quirinale se mi vogliono anche i Cinque Stelle io sono già lì, ci vado di corsa».

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