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I migranti a Idomeni invocano "mamma Merkel"

Nel campo tra Grecia e Macedonia la Germania è vista come una terra promessa

Campo profughi di Idomeni
Campo profughi di Idomeni

Nel giorno del vertice di Bruxelles, la situazione a Idomeni, in territorio greco alla frontiera con la Macedonia, diventa sempre più drammatica. Le autorità continuano ad aprire a intermittenza il valico lungo la barriera di filo spinato e Skopje ha introdotto ulteriori restrizioni. Oltre ad aver escluso gli afghani, fra i siriani e gli iracheni lascia passare solo chi proviene da città sotto assedio e in guerra permanente.

Esclusi quindi coloro che arrivano da Damasco, Bagdad o altri centri non considerati zone di guerra aperta. Risultato: a Idomeni bivaccano fra 12 e 15 mila persone, alle prese con condizioni igienico-sanitarie insostenibili, scarsezza di cibo, insufficiente disponibilità di medicine e centinaia di persone che arrivano quotidianamente. Le immagini raccontano una situazione tragica, con famiglie, donne e bambini ammassati in giacigli di fortuna, senz'acqua né cibo. E alcune istantanee, così simili a quelle viste sui libri di storia, riportano alla mente quel buio passato di metà Novecento fatti di campi di concentramento e sterminio nel cuore dell'Europa.

La tensione è altissima, scontri si susseguono ogni giorno tra immigrati e forze di polizia e in molti sperano in un intervento dell'Europa. Tanto che il nome più invocato è quello della cancelliera tedesca Angela Merkel.

«Mamma Merkel! Mamma Merkel!», hanno gridato alcuni profughi organizzando una sorta di sit in spontaneo sventolando una bandiera della Germania, meta dei sogni preferita per moltissimi disperati.

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