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E l'irritazione del Csm arriva fino al Quirinale

Colloquio Legnini-Mattarella, attrito tra Palazzo de' Marescialli e sindacato delle toghe

E l'irritazione del Csm arriva fino al Quirinale

Roma - Siamo allo scontro tra Csm e Anm e non si era mai visto, fino all'ascesa di Piercamillo Davigo alla guida del «sindacato» delle toghe. Il suo attacco alla politica e al governo Renzi provoca la reazione del vicepresidente Giovanni Legnini. Informato il capo dello Stato Sergio Mattarella, che è al vertice del consiglio, firma una nota: «Le dichiarazioni del presidente Davigo rischiano di alimentare un conflitto di cui la magistratura e il Paese non hanno alcun bisogno».

Per tutta la giornata l'intervista al Corriere della Sera in cui il presidente dell'Anm dice che le riforme della sinistra hanno messo i magistrati «non dico in ginocchio ma genuflessi sì», suscitano proteste infuocate di laici e togati di Palazzo de' Marescialli, dall'ex presidente Unicost dell'Anm Luca Palamara al leader di Mi Antonello Racanelli, dal laico di Fi Antonio Leone alla laica di sinistra Paola Balducci. C'è anche chi, tra politici (D'Alessandro di Ala) e giornalisti (Sansonetti, direttore de Il dubbio) invoca l'intervento del consiglio contro Davigo. Così, verso sera, scende in campo Legnini. Lo scontro, dice, è negativo «nella difficile fase che viviamo, nella quale si sta tentando di ottenere, con il dialogo ed il confronto a volte anche critico riforme, personale e mezzi per vincere la battaglia di una giustizia efficiente e rigorosa, a partire dalla lotta alla corruzione e al malaffare». Lui che è stato sottosegretario nel governo Renzi, prima di arrivare al Csm nel settembre 2014, precisa che quotidianamente il consiglio difende l'indipendenza della magistratura «e non è utile, come qualcuno ha inteso fare, invocarne l'intervento sanzionatorio pur a fronte di affermazioni non condivisibili, peraltro rese nell'esercizio di una funzione non giurisdizionale ma associativa».

Gli attacchi a Davigo erano iniziati in mattinata, con Palamara che avvisava: «Non è il momento di alimentare un inutile scontro tra politica e magistratura. Dobbiamo chiedere alla politica di essere messi nella condizione di poter lavorare, ma non dobbiamo cadere nella trappola di essere portati sul terreno dello scontro perché fa notizia». Anche per Leone, Davigo cerca «visibilità». «Le generalizzazioni finiscono con il vanificare i processo virtuosi», avverte la Balducci.

Racanelli condanna i «toni eccessivi» e il laico di Fi Pierantonio Zanettin sospetta che Davigo cerchi «la ribalta anche per motivi interni all'Anm».

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