E a Milano la vendetta di Pisapia rischia di affondare mister Expo

Milano La partita più facile sulla carta è diventata un match in cui i colonnelli del Pd non riescono più a calcolare le mosse e colpi bassi. Parlare di irritazione del premier Matteo Renzi è minimizzare. La scelta del candidato sindaco per Milano è diventata una guerra tra bande. E una prova di forza tra Renzi e Giuliano Pisapia. Il sindaco era diventato una comparsa dopo l'annuncio della non ricandidatura a fine marzo ma è tornato prepotentemente sulla scena, tanto da aver deciso («fuori tempo massimo» malignano i renziani) di imporre il nome dell'erede quando il quadro si stava definendo sul commissario Expo Giuseppe Sala. «Bisogna avere il coraggio di sfidare chi sembra forte, e forse così forte non è, chi vuole intendere intenda» con queste parole aveva spronato gli esponenti di Sel in un incontro pubblico una settimana fa. Il giorno dopo è piombato il candidato che definisce «meno divisivo» del manager (battezzato dalla sinistra radicale il sindaco «del partito della Nazione»): Francesca Balzani, assessore al Bilancio dal 2013 e poi anche vicesindaco dal luglio scorso. La «donna delle tasse» che in Regione Liguria un anno fa si è schierata al fianco di Sergio Cofferati.Ieri, tanto per allontanare le chance di una benedizione del premier, il leader di Sinistra Italiana Stefano Fassina ne ha cantato le lodi, «se ci fosse lei anche Rifondazione e chi vuole stare fuori dalle primarie dovrebbe ripensarci. Renzi con Sala sbaglia, come al solito». Il manager ieri era a Roma per il suo primo cda di Cassa depositi e prestiti: in attesa dell'investitura colleziona poltrone (è entrato anche nel board di Wpp, leader nella comunicazione). Non ha visto Renzi ma i due si sentono di frequente, ha incontrato invece i vertici milanesi del Pd. Questa mattina il premier-segretario vedrà Pisapia e la Balzani per capire se intendono andare fino in fondo. C'è chi giura che troverà una scusa (istituzionale) per saltare l'appuntamento. Ai livelli alti del Pd l'atteggiamento del sindaco viene definito «quantomeno bizzarro», un personalismo che «non porterà a niente di buono». Per mesi è stato chiamato a scegliere l'erede. Cosa è cambiato? Dopo i primi affondi di Sala, ha rispolverato il «piano B» (Balzani) che aveva già proposto a luglio al premier (la risposta allora fu: «Balzani chi?»). Ma la vice rischia di battere Sala alle primarie. Chi aveva ipotizzato un passo indietro se il manager scenderà in campo o se l'assessore al Welfare Pierfrancesco Majorino, in campagna da 4 mesi, non si ritirerà dalle primarie, ha fatto male i conti. La Balzani potrà contare sul sostegno di Sel, Sinistra Italiana, SinistraDem (per ora con Majorino, poi si vedrà) e un pezzo del mondo «arancione». Anche l'archistar Stefano Boeri si è schierato. Paradossalmente, se l'assessore dem restasse a fare il terzo incomodo darebbe un aiutino a Sala.

«Non mi candido per partecipare. Milano è una scelta di vita non la poltrona del momento», ha ribadito ieri. Chissà che alla fine non spunti un ticket tra Sala e Balzani. Ieri girava anche questa, Renzi vuole evitare a tutti i costi il testa a testa.

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