I furbetti del quarto d'ora. Gli avanguardisti dello scoprifuoco. Chiamateli come volete, ma c'è in pari misura la fantasia italica e la scarsa avvedutezza dei redattori del Dpcm dietro le due storie che, da nord a sud, mostrano come il coprifuoco imposto a bar e ristoranti non sia esattamente a prova di bomba. Chiedetelo ad Aldo Manoiero, titolare del Plaza Cafe di Catanzaro Lido, ritrovo per habitué della notte visto che da sempre è aperto H24, tra caffè per i netturbini, cornetti per chi torna a casa e le onnipresenti slot. Quando il decreto del governo ha imposto la serrata a mezzanotte Aldo non si è scomposto. Si è messo a studiare il testo del dpcm e poi ha modificato gli orari, restringendo l'orario di apertura a «sole» 23 ore e tre quarti. In pratica chiude a mezzanotte, in ottemperanze al coprifuoco, e riapre un quarto d'ora dopo. Non lo proibisce nessuno, e hanno dovuto ammetterlo anche i poliziotti della volante che l'altra sera, trovato il bar aperto dopo la mezzanotte, sono entrati a chiedere lumi. E si sono arresi all'evidenza: nel decreto non si fa cenno a proibizioni o vincoli per l'orario di apertura. Forse lo spirito del Dpcm non ne esce bene, ma il problema in fondo è nel testo del decreto, e in quella dimenticanza fatta da chi l'ha redatto.
Da Catanzaro a Bologna la storia di ripete. Anche il Mavit bar davanti alla stazione centrale, da sempre è aperto 24 ore su 24. E la titolare ha applicato lo stesso sistema del signor Aldo, solo che con zelo nordico ha scelto di prolungare la chiusura da mezzanotte all'una. «Non si parli di furbate, truffe o irregolarità. Il decreto è chiaro e noi lo stiamo applicando, senza infrangere nulla», ha spiegato Carlotta, la titolare, al Corriere di Bologna, spiegando di aver chiesto anche il parere al commercialista e all'avvocato. E rivendicando il ruolo sociale del suo bar, che sforna panini e croissant per viaggiatori stanchi. Ma a Bologna lo stratagemma, comunque lo si voglia chiamare, non è durato a lungo.
Perché appena la notizia di quel bar ha cominciato a circolare, ci ha pensato la Regione a salvare la faccia a Palazzo Chigi. Emanando un'ordinanza che autorizza la somministrazione di cibo e bevande solo dalle 6 del mattino.
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