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Ebola è sbarcato a Roma: il primo malato italiano è un medico di Emergency

Tutto pronto all'ospedale Spallanzani Il ministro Lorenzin: nessun allarme

Il primo italiano contagiato in Sierra Leone è un medico di Emergency. Dopo il suo arrivo stamattina tra le sei e le sette all'aeroporto di Pratica di Mare è stato ricoverato all'istituto Lazzaro Spallanzani di Roma. Il medico ha viaggiato su una barella speciale ad alto isolamento a bordo del Boeing 767 dell'Aeronautica Militare usato nei giorni scorsi per la simulazione avvenuta a Malpensa. Ad attendere il «paziente zero» a bordo pista c'era un'ambulanza speciale ad alto bio-contenimento. Il paziente non corre rischio di avere contatti con alcuno perché è stato praticamente «insaccato» in una barella che ha raggiunto il reparto d'isolamento attraverso un corridoio dedicato. Nel reparto, 16 stanze in tutto, il medico non uscirà fino a completa guarigione. Lo seguiranno per le terapie sei medici e uno staff di paramedici. A questo punto è lecito domandarsi se ci sono rischi per la collettività. E se anche in Italia possa succedere quello che è accaduto negli Usa, dove due infermiere sono state contagiate dal paziente affetto da Ebola preveniente da un Paese africano. La risposta dell'esperto sembra rassicurante. «Le procedure per il trasferimento del paziente non comportano nessun rischio per la comunità - spiega Gianni Rezza, direttore del Dipartimento malattie infettive dell'Istituto superiore della sanità -. Siamo da tempo pronti a questa evenienza e lo Spallanzani di Roma è attrezzato per gestire al meglio la situazione. È un dovere morale - ha aggiunto Rezza - dare tutte le cure ai connazionali colpiti dall'ebola: meglio qua che in Sierra Leone». Anche il ministro della Salute interviene per tranquillizzare l'opinione pubblica e afferma che «il livello di allarme per ebola non è assolutamente destinato a salire». Beatrice Lorenzin ha poi ricordato che finora sono state 19 le persone evacuate dai Paesi colpiti dall'epidemia, di cui 9 in Europa (3 in Germania, 2 in Spagna, 2 in Francia, una in Norvegia e una nel Regno Unito). «Ci sono stati molti casi di evacuazione in Europa – ha ribadito - seguendo procedure delle quali si è testata l'efficacia, anche vedendo gli elementi di difficoltà e di crisi come nel caso spagnolo. Adesso – ha assicurato in conclusione - abbiamo la situazione sotto controllo».

Dunque, niente allarmismi. E si spera che nessuno degli operatori che si occuperanno del medico compia degli errori umani come quello dell'infermiera americana che si è strofinata gli occhi con i guanti. Le premesse mediche sono comunque confortanti. Le condizioni del medico sono buone. Si è accorto di essere stato contagiato da ebola perché sabato ha avuto la febbre, e domenica è risultato positivo al test. Il virus è ancora allo stato iniziale, dunque meno virulento e più gestibile con gli antivirali.

Anche Lorenzin conferma il buon quadro clinico del paziente. «Il nostro medico sta bene, non ha avuto febbre o altri sintomi durante la notte, ieri mattina ha fatto colazione e continua a bere in maniera autonoma». Ora il paziente zero italiano è nelle mani dei nostri specialisti. E ha bisogno di serenità oltre che di cure. «Mi auguro - ha detto ai cronisti il ministro - che non ci sia l'assalto all'ospedale Spallanzani perché anche gli operatori sanitari devono poter seguire i protocolli nella massima serenità».

E mentre l'Italia deve fare i conti con Ebola in casa, i numeri del micidiale virus crescono. Al 21 novembre si contano ben 15351 casi, di cui 5459 decessi in Guinea, Liberia, Mali, Sierra Leone, Nigeria, due Usa , uno spagnolo.

Sono invece 588 gli operatori fino ad ora infettati.

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