
Dal nostro inviato a Reggio Calabria
"Roberto, Roberto!". Camicia bianca e faccia stanca, il governatore dimissionario della Calabria Roberto Occhiuto si prende l'abbraccio dei suoi elettori a Villa San Giovanni, agli Stati generali del Mezzogiorno di Forza Italia davanti al leader e vicepremier Antonio Tajani e al coordinatore regionale Francesco Cannizzaro, "il mio Mr Wolf" lo battezza Occhiuto. È il deputato reggino a dirsi "curioso di sapere chi si presenterà a sfidarlo", dopo più di 30 mesi in cui lentamente si sta riportando la Regione in equilibrio finanziario, con investimenti massicci: aeroporti, Ponte sullo Stretto, strade e autostrade, quattro ospedali finalmente cantierati (Sibaritide, Vibo Valentia, Gioia Tauro e Locri), una transizione energetica che passa da rigassificatori, fotovoltaico e centrali a biomasse, 2,8 miliardi dal Fondo di coesione pronti da spendere nonostante le troppe stazioni appaltanti e le amministrazioni locali in stato di dissesto.
A sinistra si scalda il sindaco Pd di Reggio Giuseppe Falcomatà, in scadenza e in cerca di uno strapuntino, che ieri ha provato a intestarsi la battaglia contro il rincaro delle tariffe regionali sui trasporti pubblici. "Ma i giochi si faranno tra Roma e Cosenza", maligna un azzurro, convinto che difficilmente il campo largo troverà entro due settimane un nome unitario (si voterà tra settembre e ottobre con le altre Regioni), coi Cinque stelle che puntano su Pasquale Tridico e sull'evergreen Nicola Gratteri, Avs che fa il nome di Mimmo Lucano mentre Italia Viva e Azione cercano consensi nel pascolo centrista, moderato e riformista "che ha disertato le urne".
"Occhiuto scappa dall'inchiesta e dalla verità", sibila di buon mattino ad Agorà Estate su Rai3 la grillina Vittoria Baldino (anche lei in corsa), rintuzzata da Maurizio Gasparri: "No, è il contrario: Occhiuto dice agli elettori decidete, rimettendo in gioco una poltrona che poteva conservare". "Vince il primato della politica rispetto alla sottomissione al sospetto", sottolinea Giorgio Mulè. Per Tajani "La Calabria non è più una Regione col cappello in mano, sa spendere i soldi per cambiare le cose". L'appoggio del centrodestra è incondizionato, lo dimostra la presenza del ministro della Cultura Alessandro Giuli ("La Calabria è nel nostro raggio di azione e di interesse") al Parco archeologico di Crotone. Anche Lega, Fdi e Noi Moderati sono pronti a una campagna elettorale da blitzkrieg, un mese scarso per rivendicare i successi.
"Sono un uomo fortunato, anche se poi quest'anno un po' di sfiga c'è stata...", ricorda Occhiuto ai cronisti, vedi l'intervento al cuore e i guai giudiziari: "Ma la magistratura non va mai delegittimata, semplicemente i tempi della giustizia non sono quelli del governo". Dopo l'avviso di proroga indagini della Procura di Catanzaro del giugno scorso per reati un po' fumosi "ho visto dirigenti che non si assumevano più la responsabilità di firmare nulla, un logoramento senza concludere il lavoro fatto fino a ora".
Se la Calabria vuole uscire dalla morsa della 'ndrangheta deve investire in opere pubbliche: nel dossier a rischio paralisi ci sono le opere connesse al Ponte sullo Stretto su cui il ministro dei Trasporti Matteo Salvini, grande fan di Occhiuto, vuole mettere la firma, da completare entro il 2032: dal rifacimento del lungomare di Villa San Giovanni, poco lontano dalla kermesse, la metropolitana leggera da e verso Reggio, le tratte Av/Ac Battipaglia - Reggio Calabria (su cui non è vero che sono spariti 11 miliardi dei fondi Pnrr, come precisa il ministero e la Ss106, la "strada della morte" su cui sono piombati 3,8 miliardi in tre anni contro il solo miliardo nei trent'anni precedenti. Sul terzo megalotto voleva metterci mano la 'ndrangheta, ma a gennaio la Dia ha sventato l'infiltrazione grazie ai protocolli di legalità, al lavoro dei gruppi interforze antimafia e agli imprenditori onesti che hanno denunciato. Dove la mafia non entra a rallentare tutti ci pensano gli incendi, come nel cantiere dell'ospedale della Sibaritide.
Poi ci sono gli ampliamenti dei tre aeroporti regionali (Reggio Calabria, Lametia Terme e Crotone), spinti dall'accordo con Ryanair che hanno portato migliaia di turisti sullo Stretto. Numeri che testimoniano una volontà di cambiamento, ostacolata dalle baronie politico-amministrative e dalla borghesia mafiosa, fin troppo abituata prima di Occhiuto a fare il bello e il cattivo tempo.