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Ecco i "rivoluzionari" del Brennero (con pensione statale)

Tra loro ex ferrovieri, bancari, docenti e sindacalisti. Vogliono abbattere lo Stato, ma non rinunciano all'assegno

Ecco i "rivoluzionari" del Brennero (con pensione statale)

Rivoluzionari anti-Stato, ma con pensione statale. Prendete nota dei nomi di questi 4 antagonisti, alias black bloc, alias no-border, alias no-Tav: Pasquale «Lello» Valitutti (ex ferroviere), Massimo Passamani (ex docente), Alberto Perino (ex sindacalista Cisl), Alfredo Maria Bonanno (ex bancario). Trattasi di ex lavoratori che hanno scavallato le 60 primavere senza - per loro fortuna - patire i rigori invernali della legge Fornero.

Oggi si godono l'assegno Inps di quiescenza, dedicandosi anima e corpo a un'unica missione: dire sempre «no» allo Stato (possibilmente menando le mani), riservandogli un solo «sì» al mese: esattamente a ogni scoccare del giorno 27, quando cioè lo Stato «capitalista», «nemico», da «combattere» e, possibilmente, «abbattere» gli accredita sul conto una parte dell'odiato «capitale», sotto forma appunto di pensione. Soldi che i nostri eroi anarco-insurrezionalisti (pluridenunciati, pluriprocessati e, in qualche caso, pluricarcerati) reinvestono - almeno così dicono loro - nella lotta contro quello stesso Stato che li foraggia a piè di lista. Anzi, a piè di mese. Per carità, nulla di illegale. Beh, proprio nulla, non tanto. Considerato che alcuni di questi moschettieri della «filosofia antagonista» (che però a Napoli definirebbero, più prosaicamente, «filosofia del chiagni e fotti») erano due giorni fa al Brennero a far casino. Del resto, a loro gli scontri di piazza piacciono da morire. Abituati a roteare tra le mani mazze e pietre con la stessa destrezza con cui, all'epoca, afferrarono al volo l'indennità di fine rapporto: il mitico Tfr che i lavoratori di oggi si sognano, ma che invece i nostri eroi proletari sono riusciti bellamente a cuccarsi dai rispettivi datori di lavoro. Prendete, ad esempio, l'ex ferroviere Pasquale «Lello» Valitutti: il sor Lello sta ai black bloc come la sora Lella stava agli strozzapreti. «Lello», oltre alla pensione statale, beneficia di un bonus di invalidità a causa della patologia che lo costringe su una carrozzina motorizzata.

A bordo del suo mezzo, «Lello», durante i cortei di protesta, si muove - a mo' di scudo umano - davanti ai a polizia e carabinieri in assetto di guerra. Le forze dell'ordine lo conoscono bene e mai si azzarderebbero a manganellarlo, consci del titolo che si ritroverebbero l'indomani sui giornali: «Gli agenti picchiano un disabile». Un «disabile» che tutavia, quando la lotta si fa dura, non si tira indietro, mettendosi il casco e menando anche lui di santa ragione.

L'altroieri al Brennero «Lello» c'era e ha combattuto al fianco dei suoi compagni, arringati da Massimo Passamani, «armato» di megafono (e non solo) col quale sollecitava la caccia al poliziotto, al carabinieri e - già che c'era - anche al giornalista.

La storia di Passamani è intimamente legata a quella dell'ex bancario e sindacalista Alberto Perino, attuale ideologo di riferimento per la Val di Susa in tema di battaglia contro l'alta velocità. Uno che, se gli nomini Renato Curcio, sfreccia con la nostalgia più forte di un Freccia Rossa.

Il terzetto Valitutti-Passamani-Perino è devoto a sua volta di un altro santone che, dallo sportello bancario, è passato allo sportello anarchico, diventandone «direttore»: il suo nome è Alfredo Maria Bonanno e, anche lui, ha avuto una vita assai movimentata.

Come sanno bene i responsabili della Digos e dell'antiterrorismo di tutte le questure d'Italia.

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