RomaDal «cantiere» spunterà un partito vero. Con «porte» che sono sezioni e organismi dirigenti. Corrado Passera scioglie le riserve. Il 31 gennaio, ci sarà l'assemblea fondativa e Italia Unica punterà dritta verso le elezioni. Starà nell'area «liberale popolare», ma non cercherà alleanze. Per ora. E sul Quirinale avverte: «Guai a scegliere con il criterio che non deve fare ombra a Renzi».
Perché fondare un partito adesso?
«Non si può chiedere agli italiani di farsi rappresentare dal Pse o Salvini».
Ma oggi la fiducia degli elettori verso i partiti è al minimo..
«Proprio per questo. Se c'è un momento in cui bisogna investire in una partito è proprio adesso. Bisogna creare un luogo di partecipazione che oggi non c'è e la Costituzione dice che il partito è lo strumento per partecipare».
Ma perché un altro?
«Non è pensabile usare uno dei partiti esistenti. Non è ragionevole pensare che Forza Italia o Ncd, Udc, diventino partiti maggioritari».
Per questo ci sono le alleanze. Anche perché è difficile che Italia Unica diventi maggioritario...
«Ma sappiamo anche in cosa finiscono i cartelli elettorali. In niente. Se si mettono insieme partiti con classi dirigenti che si odiano e programmi incompatibili, tutto finisce in una spartizione delle cariche».
Un partito del leader?
«Non sposiamo il populismo di chi pensa che i leader debbano parlare a un popolo fatto di singoli isolati. Crediamo nelle associazioni, in una democrazia ricca e articolata. La vera leadership è creare altri leader»
Non c'è niente di quello che ha fatto Renzi che possa andare bene?
«Abbiamo passato un anno parlando di riforma del Senato e il risultato è un'assemblea in mano ai consigli regionali. A parlare di legge elettorale e saremo l'unico Paese al mondo che dà il quindici per cento di premio a un partito che ottiene una minoranza di voti. Abbiamo buttato un semestre europeo. È un brutto sogno».
Sarà un partito di centro?
«Centrista? Se lo dimentichi. Il centro non esiste. Le democrazie moderne hanno due forze alternative a vocazione maggioritaria che rappresentano da una parte il mondo liberale e popolare, dall'altra quello socialista. Guai a pensare al terzo polo».
Eppure lei è stato tirato in ballo per diversi progetti centristi, dalla Cosa bianca di Todi in poi...
«Todi doveva servire a fare partecipare il mondo cattolico, che si è dimostrato troppo allargato per restare unito. Poi rifiutai l'offerta di Monti. Un cartello elettorale che non puntava alla creazione di un partito, privo di un programma adeguato e coraggioso».
Cosa succederà il 31 gennaio?
«Ci diamo uno statuto, un codice etico, una direzione. Nominiamo gli organi operativi, tiriamo su le nostre bandiere di programma, con l'idea di prepararci alle Politiche».
Vi presenterete alle elezioni locali?
«Non alle Regionali perché non crediamo alle regioni, andrebbero cancellate. Parteciperemo, dove ci sono i presupposti, alle Comunali. Aiuteremo sindaci in gamba e liste civiche».
Per le Politiche cercate alleanze?
«Saremo, chiarissimamente, alternativa a Renzi e a Salvini, anche perché i partiti di centrodestra, di fatto, appoggiano Renzi. L'alternativa va costruita»
Farete nomi per il Quirinale?
«Facciamo il bene del Paese se concordiamo le caratteristiche del Presidente della Repubblica. Siamo in una situazione così difficile che il Capo dello Stato dovrà essere un signore molto indipendente, molto autorevole, sia in Italia sia all'estero, dotato di grandissima competenza ed esperienze istituzionale. Se si applicano questi criteri restano in pochi. Se vogliono un presidente che non faccia ombra al premier, l'offerta è infinita».
Dal profilo che ha tracciato viene in mente Romano Prodi.
«Partiamo da quei quattro criteri e avremo il presidente che ci vuole».
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