Roma - Cavallo di battaglia in passato delle campagne elettorali berlusconiane la giustizia, stavolta, rimane un po' in sordina. Emerge soprattutto legata ai temi forti di questa stagione, dall'immigrazione alla sicurezza, che per il centrodestra sono legati.
Infatti, nel programma firmato dai leader della coalizione e anche nelle loro dichiarazioni, l'attenzione è puntata sulla legittima difesa, per cancellare il concetto di «eccesso colposo», sul modello americano. Il centrodestra vuole una riforma della legge approvata dalla Camera a maggio, definita «ridicola» da Silvio Berlusconi, mentre Matteo Salvini ha minacciato già un referendum abrogativo e Giorgia Meloni ha proposto un condono di pena per chi è stato condannato, ad esempio, per aver sparato ad un rapinatore.
Sul fronte immigrati, poi, c'è l'impegno per la detenzione nei Paesi d'origine, con accordi bilaterali e per ridurre i 4 gradi di giudizio per lo status di rifugiato. «Oggi l'iter - spiega Elisabetta Alberti Casellati, ex sottosegretario alla Giustizia, che ha appena lasciato il Csm per candidarsi in Veneto - dura oltre 2 anni e non 3-6 mesi come negli altri Paesi, col risultato che molti fanno perdere le tracce e sono pesanti i costi per la collettività. Se si riducesse al solo grado amministrativo, poi, ci sarebbe un grande effetto deflattivo sul lavoro di tribunali e corti d'appello, oberati dai ricorsi».
E qui siamo alla questione centrale della riforma proposta dal centrodestra, quella per riportare i tempi dei processi nella media europea, smaltire con un piano straordinario le cause arretrate, dare certezza alla pena ed efficienza alla macchina giudiziaria. Di questo, Silvio Berlusconi ha parlato proprio ieri.
«I principi del giusto processo e del garantismo sono nel dna di Forza Italia», ricorda l'azzurro Francesco Paolo Sisto. Tempi più brevi della giustizia avrebbero un forte riflesso sull'economia, perché i 4 milioni di cause civili arretrate (oltre ai più di 3 milioni penali), allontanano dall'Italia molti investitori, anche stranieri. «E, per uno studio della Cgia di Mestre, costano ai cittadini 16 miliardi di euro annui», spiega la Casellati, protagonista dello spot tv di Fi sul programma giustizia.
Il Cavaliere ha anche annunciato più volte un altro intervento che ridurrebbe il lavoro dei magistrati: l'inappellabilità delle assoluzioni in primo grado. La legge Pecorella del 2006 su questo principio fu bocciata dalla Cassazione. «Ma dopo la riforma Orlando - spiega Sisto -, che rivede il sistema delle impugnazioni si può formulare diversamente».
La separazione delle carriere tra pm e giudici rimane una delle battaglie storiche che il centrodestra ha nel suo programma, Berlusconi l'ha ricordato ieri. Poi si vuole intervenire sulla nuova disciplina delle intercettazioni, sulla prescrizione, sulla custodia preventiva, sul risarcimento agli innocenti incarcerati, sul piano carceri, sul diritto alla difesa e sull'esclusione dagli sconti di pena di chi ha commesso reati di particolare efferatezza.
Contro le «porte girevoli» tra politica e magistratura Pierantonio Zanettin, ex parlamentare, laico di Fi al Csm oggi candidato, dal 2001 ingaggia una guerra quasi personale.
Il disegno di legge, firmato con l'ex Guardasigilli Nitto Palma per impedire che giudici e pm facciano politica e poi tornino alla toga, fu approvato al Senato a larghissima maggioranza, poi modificato alla Camera e arenatosi là. «Recentemente il Csm ha approvato una risoluzione - dice Zanettin -, invitando il parlamento ad intervenire ponendo dei limiti. Se sarò eletto per prima cosa riproporrò il mio ddl».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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