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Ecco il piano segreto di Conte per restare in caso di disfatta

Userà i 209 miliardi del Recovery fund per assicurarsi il futuro. Gualtieri gela il governo: "Cresce la povertà"

Ecco il piano segreto di Conte per restare in caso di disfatta

L'azzimato Giuseppe Conte non perde mai occasione per pubblicare le proprie foto sui social network. E ieri non poteva dunque mancare il ritratto di lui che esce dal seggio, corredato dal messaggio dolciastro di «buon voto a tutti».

A tutti, e soprattutto a lui. Per quanto il premier si sia tenuto a distanza di sicurezza dalla campagna elettorale, inabissandosi come un sommergibile e rifiutando ai poveri candidati governatori anche una misera photo-opportunity, per non essere contagiato da possibili sconfitte, il rischio di subire il fall out di questa tornata di voto c'è, e Conte ne è molto preoccupato. A rendere ancora più cupo il quadro, ieri, ci ha pensato il ministro dell'Economia Gualtieri, che ha spiegato come la pandemia abbia invertito la tendenza positiva innescata dalla globalizzazione: per la prima volta da 30 anni l'indice di povertà mondiale ha ricominciato a salire: «500mila bambini rischiano di morire nei prossimi sei mesi per l'impatto della crisi economica», avverte. E se «il lockdown è stata una scelta giusta», dice, anche la disoccupazione italiana è destinata a esplodere nei prossimi mesi, e riportarla sotto controllo non sarà facile impresa.

Un risultato negativo del voto destabilizzerebbe il Pd, accentuerebbe la guerra per bande (modello Chicago anni 30) nei Cinque Stelle e per il governo l'incidente parlamentare sarebbe in agguato ad ogni voto. Con la sicurezza che non ci saranno elezioni anticipate, e con i miliardi europei del Recovery Fund a tenere insieme i giallorossi, perinde ac cadaver, la tentazione di metter mano a Palazzo Chigi potrebbe lievitare. Il sogno di sostituire Conte con un personaggio del calibro di Mario Draghi è irrealistico: non solo per la scarsa disponibilità del diretto interessato, ma anche per le furiose resistenze della politica al commissariamento. Conte, invece, ha assicurato a tutti i suoi interlocutori che Palazzo Chigi è pronto a lasciare grande spazio nella gestione delle risorse europee: ognuno di loro, è stata la garanzia offerta, avrà voce in capitolo e possibilità di manovrare leve finanziarie senza precedenti. Per Conte insomma il Recovery Fund è diventato l'assicurazione ultima sulla vita.

In casa Cinque Stelle si punta tutto sul quesito per allocchi del referendum costituzionale per nascondere la scontata debacle nelle urne. In casa Pd, invece, si attende lo spoglio con frenetica ansia.

Al momento, l'unica regione attribuita con sicurezza al centrosinistra è la Campania. Dove però non sarà certo il Pd a vincere, ma il popolarissimo (e del tutto autonomo) Vincenzo De Luca. Un 5 a 1, con la perdita della Toscana, darebbe il via alla caccia al segretario, ma aprirebbe anche la riflessione su un governo nel quale il Pd fa il portatore d'acqua senza guadagnare consensi, ma anzi perdendo identità. Il segretario, consapevole del rischio di un risultato assai deludente per il suo partito, ha predisposto la resistenza giocando bene le sue carte. Per settimane l'attenzione è stata concentrata tutta sul caso Toscana, su misteriosi sondaggi che davano il testa a testa e sul pericolo di veder finire la regione rossa nelle grinfie di Salvini. Col risultato che l'elettorato di centrosinistra si è mobilitato e che se (come al Nazareno considerano altamente probabile) la Toscana reggerà, Zingaretti riuscirà ad apparire vittorioso anche se nelle altre regioni subisse altre sanguinose sconfitte, facendole passare quasi inosservate.

Incluso il clamoroso fallimento dell'unica alleanza elettorale con M5s, in Liguria.

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