I contorni sono ancora da definire. Ad esempio se e come verranno utilizzati soldi della previdenza integrativa per anticipare il pensionamento. Quali categorie saranno avvantaggiate e in che modo.
Ma l'impianto generale della riforma previdenziale che il governo vuole approvare con la prossima legge di Stabilità è ormai sufficientemente chiaro per capire il dato più importante: quanto ci costerà strappare all'Inps uno-tre anni di libertà.
Perché di costo si tratta. Il prestito concesso dalle banche ed erogato dall'Inps al lavoratore, per il momento solo se nato tra il 1951 e il 1953, non è gratis. Ci si pagano gli interessi. La percentuale è un altro di quegli aspetti da definire, ma ipotizzando un 3% si può arrivare alla conclusione che anticipare di tre anni potrà costare ben 199,64 euro al mese per 20 anni a un pensionato che prende mille euro netti al mese. Rata che sale fino alla soglia degli 800 euro mensili per i pensionati da 4mila euro netti. Praticamente un mutuo. Il governo è intenzionato a tenere duro. Anche contro l'Europa che proprio ieri ha dato indicazioni esattamente opposte alla direzione imboccata dal governo. L'Eurogruppo che si doveva occupare solo di Brexit ha trovato il tempo per dire che bisogna «estendere la vita lavorativa e quindi rafforzare il reddito pensionistico, restringendo il ritiro anticipato».
La simulazione sui costi arriva invece dal centro studi della Uil. Il segretario confederale Domenico Proietti non nasconde proprio sui costi «criticità e punti da chiarire». Il costo «non può ricadere sulle spalle dei lavoratori e il governo deve precisare l'intervento economico che intende operare».
Gli oneri si fanno sentire anche su somme basse. Ad esempio con una pensione da 800 euro al mese, l'anticipo di tre anni volontario, quindi la possibilità di ritirarsi a 63 anni e 7 mesi invece di 66 e 7 mesi può comportare, una rata mensile da 159,7 euro. Un taglio sul trattamento lordo che in percentuale pesa molto: il 17,7%.
Per le pensioni più alte paradossalmente la percentuale del taglio diminuisce, fino ad arrivare al 13,3 per le rendite da 4mila euro netti. Ma si tratta, spiega il centro studi della Uil, di un effetto della differenza tra lordo e netto che è più alta man mano che salgono i redditi.
Il secondo caso, pensione intorno a mille euro, sarà uno dei più frequenti, visto che è vicino all'importo medio delle rendite da pensione in Italia. Per un anno di anticipo il costo è 66,5 euro al mese, per i tre anni 199,64.
I pensionati «ricchi», quelli da 2.500 euro netti al mese che nei piani che andavano di moda qualche mese fa dovevano pagare da soli il costo di tutta riforma previdenziale, avranno un conto salato. Sono 499 euro al mese per i tre anni.
La rata sale con l'importo della rendita. E così un pensionato realmente benestante da 4mila euro netti mensili, per 3 anni in meno al lavoro dovrà restituire 798,5 euro al mese per vent'anni. Solo così estinguerà il debito con la banca da 156mila euro.
Negli importi calcolati dalla Uil ci sono appunto gli interessi, ipotizzati al 3%. Il governo conta di tenerli più bassi.
Per alcune categorie se ne farà carico lo Stato: gli esuberi di aziende che hanno ristrutturato o i licenziati individuali. La rata dovrebbe poi calare ulteriormente se il governo deciderà di fare entrare in gioco anche le risorse della previdenza complementare.
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