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Ecco la Severino «ad personam» Salva De Luca e inchioda il Cav

Cantone (Anticorruzione): sì alle modifiche sull'abuso d'ufficio Ma così salta il ricorso alla Consulta che riabiliterebbe Berlusconi

Era la legge perfetta. Quella che aveva relegato in esilio Silvio Berlusconi. Adesso si scopre che la Severino potrebbe pure essere ritoccata. Si sa, stiamo correndo verso le elezioni Regionali e guardacaso il candidato del centrosinistra in Campania è Vincenzo De Luca che però ha sulle spalle una condanna a un anno per abuso d'ufficio. Se dovesse vincere si ritroverebbe fatalmente in panchina, perché la norma purificatrice non risparmierebbe nemmeno lui. Così comincia il rammendo della legge che andava bene solo qualche mese fa e oggi appare un vestito troppo stretto. Soffocante. Eccessivo. «C'è spazio - afferma il presidente dell'autorità Anticorruzione Raffaele Cantone - per fare un tagliando alla Severino e per una valutazione su alcuni reati. Forse dopo la sentenza di primo grado non è opportuno intervenire con la sospensione». È appunto il caso di De Luca che non decadrebbe da governatore ma si troverebbe a bordo campo per 18 mesi. «Sull'abuso d'ufficio - insiste Cantone - si può fare una riflessione con una sentenza di condanna di primo grado».

A quanto pare il maquillage dovrebbe essere fatto dal parlamento, chiamato a rivedere i rigidissimi paletti fissati dal legislatore. E però è comprensibile l'imbarazzo generale, perché una legge che pareva intoccabile, persino inavvicinabile e immodificabile per definizione, ora mostra tutte le sue crepe. E la crepa più devastante potrebbe aprirsi davanti ala Corte costituzionale nei prossimi mesi quando a alla Consulta arriverà un altro ricorso eccellente: quello del sindaco di Napoli Luigi de Magistris. De Magistris è stato sospeso dopo il verdetto di primo grado e si è rivolto al Tar che ha girato il problema alla Consulta.

A spanne la posizione di de Magistris ha poco in comune con quella di Berlusconi: una condanna di primo grado è meno grave di un verdetto definitivo di colpevolezza e la sospensione è altra cosa dalla decadenza, ma la Consulta potrebbe aprire il vaso di Pandora e toccare il punto più controverso, quello che a suo tempo ha provocato scintille e polemiche a non finire: la retroattività. E qui, come ha raccontato sabato il Giornale , potrebbe arrivare la svolta. Nei giorni scorsi infatti il presidente della Consulta Antonio Criscuolo ha speso parole molto importanti che paiono mettere in discussione la norma. «Tutte le misure di carattere punitivo-affllittivo - ha spiegato Criscuolo - devono essere soggette alla medesima disciplina della sanzione penale in senso stretto e quindi anche al cosiddetto favor rei ». Se ne riparlerà dopo il 7 aprile, nell'udienza dedicata al caso De Magistris, ma il senso pare chiaro: la distinzione fra sanzione penale e sanzione amministrativa, quella che tiene in piedi la Severino, potrebbe essere spazzata via. Criscuolo pare voler seguire l'orientamento a suo tempo stabilito dalla Corte dei diritti dell'uomo: al di là dell'etichetta, tutte le pene che abbiano carattere afflittivo devono rispettare lo spirito del codice penale e dunque non possono essere retroattive. Se così fosse, salterebbe il chiavistello e Berlusconi rientrerebbe immediatamente nel Palazzo.

Ora Cantone apre un altro fronte, battezza il cantiere e cerca fra Camera e Senato il passaggio attraverso cui potrebbe passare De Luca. E potrebbe essere tagliata la strada alle speranze del Cavaliere: il riesame in Parlamento fermerebbe la Corte costituzionale e si perderebbe l'occasione per discutere della retroattività. In ogni caso, fra ricorsi e sollecitazioni, la Severino, all'apparenza così collaudata, potrebbe perdere i pezzi nelle prossime settimane. Certo, se vogliono disinnescare la questione, le Camere devono muoversi in fretta. A fine maggio si vota. E l'eventuale vittoria assumerebbe i contorni della beffa.

Con De Luca costretto a lasciare la presidenza appena conquistata.

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