Il simbolo di Forza Italia sarà presente sulla scheda elettorale. E sotto il logo comparirà il nome di Silvio Berlusconi (guarda la foto). La definitiva conferma è arrivata ieri con una circolare partita dal quartier generale azzurro e indirizzata a tutti i responsabili locali nella quale è stato indicato come predisporre i loghi per le Amministrative del 5 giugno. La configurazione grafica, secondo le indicazioni fornite, dovrà essere completata con il nome del candidato sindaco da apporre sopra il tricolore di Forza Italia.
Si tratta del timbro simbolico, se mai ci fosse stato un dubbio, che il leader del partito è in campo e intende guidare la sua formazione anche in questa consultazione. Così come vengono smentiti i vari articoli, usciti soprattutto a inizio gennaio che raccontavano di una presunta volontà di dismettere il logo, puntando solo su liste civiche. Indiscrezioni già allora bollate come «totalmente inventate e prive di qualsiasi logica politica» dallo stato maggiore del partito. «Si tratta semplicemente di una bufala totale» disse in quell'occasione Deborah Bergamini. Il discorso potrebbe cambiare per le Politiche dove giocoforza il centrodestra dovrà cercare di marciare unito dietro un simbolo comune. Prima però bisogna superare le scoglio delle divisioni che ancora si fanno sentire per le alleanze delle Amministrative. Il nodo resta sempre quello della corsa al Campidoglio con quattro candidati di centrodestra ancora in campo. Secondo alcune voci ci vorranno alcuni giorni per capire se e come si arriverà a uno snellimento dello scenario. Il giorno decisivo potrebbe essere mercoledì della prossima settimana, quando Forza Italia osserverà tendenze e riscontri di un sondaggio commissionato sulla situazione nella Capitale. Qualcuno azzarda addirittura che potrebbe volerci qualche giorno in più per fare chiarezza sulla reale griglia dei candidati. Il tutto mentre la Commissione Antimafia guidata da Rosy Bindi annuncia di voler mettere sotto osservazione le liste dei comuni commissariati e quindi anche la Capitale, con possibili rilievi (senza alcuna possibilità di fermare la sua candidatura) su Guido Bertolaso.
Di certo segnali positivi di ricompattamento del centrodestra arrivano sul fronte della battaglia contro le riforme costituzionali. Forza Italia, Fratelli d'Italia e Lega sono pronte a far partire la macchina del comitato per il «No» al referendum costituzionale. «C'è un accordo tra tutti i gruppi parlamentari d'opposizione per raccogliere insieme le firme per chiedere il referendum sulle riforme» approvate martedì dalla Camera, annuncia il capogruppo di Fi, Renato Brunetta. L'accordo per arrivare a quota 126 firme di deputati è già fatto. «D'altra parte il referendum previsto dall'articolo 138 è a tutela delle opposizioni, dato che la maggioranza si è già espressa approvando le riforme; se le opposizioni non raccolgono le firme vuol dire che per loro le riforme vanno bene». In sostanza le opposizioni confermeranno l'asse nato alla Camera, quando hanno abbandonato l'Aula. È già pronto anche il documento tecnico-politico che riassume «I 10 punti del No del centrodestra alla riforma».
Logicamente oltre che sui difetti di merito della riforma si punterà anche sulla politicizzazione del messaggio.
«Cominciamo a dirlo sin da ora: a ottobre un bel no per mandare a casa Renzi e ripristinare la democrazia nel nostro Paese» attacca Brunetta. Un rischio che anche lo stesso premier deve avere annusato visto che ieri ha corretto la linea, tentando di smussare gli angoli: «Il referendum? Non deve essere un plebiscito su di me».
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