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Calciatori, forestali, cori: 300 milioni di mance

Nella manovra approvata ieri la vera stabilità si vede nelle mance elettorali

Calciatori, forestali, cori: 300 milioni di mance

Nella manovra approvata ieri la vera stabilità si vede nelle mance elettorali. Scorrendo i vari emendamenti sono numerosi gli interventi che i membri della maggioranza sono riusciti a far passare per salvaguardare i loro interessi territoriali. I settemila precari siciliani dei comuni falliti o vicini al dissesto, grazie al loro deputato conterraneo del Pd Angelo Capodicasa (il primo presidente di sinistra della sua Regione) hanno visto prorogarsi il loro contratto per un altro anno, mentre i forestali calabresi hanno ricevuto una mancia da 29 milioni di euro.

Questo malcostume, come scrive Sergio Rizzo sul Corriere della Sera, va avanti da anni e non è cambiato nemmeno con il cambio del nome da legge finanziaria a legge di Stabilità, voluto da Giulio Tremonti nel 2009 che voleva emulare le sobrie leggi di bilancio britanniche inemendabili, ma che soltanto dopo un anno divenne un vero incubo. La prima finanziaria è del 1978 ed era costituita da soli 70 articoli e quattro tabelle. Da allora in poi questi sono lievitati fino ad arrivare ai 1364 commi della legge di bilancio 2007, la prima del secondo governo Prodi. A nulla sono serviti i moniti dei presidenti come Carlo Azeglio Ciampi o Giorgio Napolitano e la stabilità è rimasta una chimera.

Tale manovra di bilancio, per come è stata concepita, non può contenere disposizioni localistiche o microsettoriali, ma oggi la seconda "legge di Stabilità" del governo Renzi, con 993 commi, è tra le più corpose. Appena dietro ci sono i 1.364 del 2007 e i 1.193 del 2008. Si sapeva che sarebbe finita così per via della presenza del "fondo per gli interventi strutturali di politica economica": 300 milioni, equamente suddivisi tra a Camera e Senato. Grazie all’aggettivo, "strutturali" gli onorevoli hanno potuto mettere in atto le loro marchette parlamentari. È così che sono arrivati 9 milioni per il comune di Campione d’Italia dove il casinò negli ultimi dieci anni ha perso 105 milioni. Rizzo le definisce "perdite strutturali". "È l’emblema della morale a doppio senso di uno Stato che - scrive l'editorialista del Corriere - mentre dice di voler colpire il gioco d’azzardo ripiana le perdite del casinò di proprietà di una società pubblica. Per giunta avendo stabilito che gli enti locali devono cedere le partecipate non coerenti con l’attività istituzionale. E c’è forse qualcosa di meno coerente di un casinò?"

Questi 9 milioni vanno ad aggiungersi ai 20 per i collegamenti aerei con la Sicilia, ai 15 del Fondo per la montagna, ai 10 del Comitato per le Olimpiadi di Roma 2014, ai 10 per Radio Radicale, ai 5 per la bonifica della Valle del Sacco, allo sconto fiscale sulla compravendita dei calciatori.

E nella lista compilata dai Cinquestelle compaiono altri piccoli finanziamenti a enti o fondazioni che, messe nel calderone della manovra, hanno anch'essi il loro peso come i 3 milioni per finanziare festival, cori e bande o il milioncino al Club alpino e al Centro ricerca Ebri, i 500 mila euro alla Fondazione Maxxi e all’Istituto Suor Orsola di Benincasa, i 300 mila per la società Dante Alighieri e infine i 70 mila al museo della civiltà istriano-fiumano-dalmata. Interventi che "con la «legge di Stabilità» c’entrano come i cavoli a merenda", chiosa Rizzo.

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