Da Palermo al Principato. Il presidente cinese Xi Jinping saluta l'Italia, decolla dalla Sicilia e atterra dall'altra parte del Mediterraneo, a Nizza. Dove, per la prima volta nella storia, un leader cinese fa visita al Principato di Monaco. Ma il fascino mondano dell'incontro domenicale a Palazzo tra il principe Alberto II e il numero uno della Repubblica popolare (e del partito comunista) è solo l'antipasto del secondo tempo del viaggio in Europa di Xi. Che dopo aver celebrato i fasti e il «successo» dei tre giorni e mezzo in Italia, comincia a sedurre anche chi ha apertamente storto il naso sul feeling tra il Bel Paese e Pechino. Già, perché ieri sera Xi, concluso il bilaterale tra Golia e Davide a Montecarlo (con il quale i rapporti erano ottimi già primi della visita) è tornato a Nizza, dove ha passato la notte nel lussuoso hotel Negresco, sulla promenade des Anglais, due piani dei quali sono stati riservati alla delegazione cinese. Ma prima di rientrare in albergo, Xi si è concesso una cena in costa Azzurra, a Beaulieu-sur-Mer, insieme all'omologo francese Emmanuel Macron e alle rispettive premières dames, Peng e Brigitte, tutti attovagliati nella suggestiva Villa Kérylos davanti ai piatti di Guillaume Gomez, chef dell'Eliseo che aveva già cucinato per Xi esattamente cinque anni fa in una precedente visita ufficiale in Francia. Peccato che proprio Macron, che poi domani incontrerà ancora Xi stavolta per un incontro ufficiale, a Parigi, insieme ad Angela Merkel e a Jean-Claude Juncker, non aveva certo salutato con entusiasmo il Memorandum firmato tra Italia e Cina, come del resto tutta la Ue. Per Macron, la Cina è «una rivale», e sarebbe servita una posizione unitaria della Ue. E che la firma italiana avrebbe leso l'unitarietà dell'Unione era anche la posizione ufficiale della Ue, mentre ora tutti si accodano e parlano con Xi.
A dirla tutta, Francia e Germania (quest'ultima proprio con i suoi porti, offerti alla «nuova via della seta) già da tempo si sono mosse per stringere accordi con Pechino, dunque le critiche arrivate da Parigi e Bruxelles appaiono difficili da giustificare. E sarebbe stato interessante sapere se ieri sera a Villa Kérilos si sarà parlato solo di cucina (cinque anni fa la cena dello chef presidenziale venne aspramente criticata e fu al centro di una polemica) o se invece Macron avrà riservato al suo illustre commensale le critiche all'egemonia del Dragone elargite verso il governo italiano al momento di sparare sul memorandum italocinese. Così come sarà interessante vedere che cosa si diranno Macron, la Merkel e Junker a Parigi, martedì. In fondo, Angela dal coro di critiche a Conte e al governo si è chiamata fuori, esplicitamente («Non ho critiche da fare»), e la verità è che sono in tanti, in Europa, a mettersi in fila per avere un ruolo, una parte, una fetta della Belt and Road initiative, e il gioco di anticipo dell'Italia, una volta tanto, ha costretto gli altri a muoversi di conseguenza.
Perché la Cina sarà anche una «rivale sistemica», per usare una definizione di Macron, ma finora nemmeno Francia e Germania hanno sacrificato le proprie ambizioni nazionali in nome del fronte unico
europeo. Resta l'incontro di domani, quando Xi si troverà di fronte l'asse franco-tedesco con Juncker: sarà quella la sede per mostrare la faccia «unitaria» della Ue al Dragone giunto alla conquista del Vecchio Continente?
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.