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Effetto stop ai licenziamenti: assunzioni giù di 1,3 milioni

Il governo ci ricasca e, come nel dl Dignità, finisce per penalizzare i più deboli. Cig a quota 2,5 miliardi di ore

Effetto stop ai licenziamenti: assunzioni giù di 1,3 milioni

Difficile condizionare il mercato del lavoro con una legge. Il governo Pd-M5s se n'era già accorto con il decreto dignità, che partendo dalla buon proposito di bloccare il precariato ha scoraggiato le assunzioni. Ora arriva la prova che blocco dei licenziamenti in vigore dal 17 marzo, non ha protetto i lavoratori, ma accentuato le differenze tra chi è tutelato e chi no, ingessando un mercato che era rigido anche in condizioni normali. Poche uscite, ma una contrazione netta delle assunzioni. E, soprattutto, un boom della cassa integrazione, che non può essere finanziata in eterno.

Lo scenario emerge da una serie di dati prodotti dall'Inps, quindi da un osservatorio come minimo non ostile al governo. In sintesi, le assunzioni attivate dai datori di lavoro privati nei primi cinque mesi del 2020 sono state 1.795.000. In calo del 43% rispetto allo stesso periodo del 2019. Pesano chiaramente i tre mesi di pandemia, il lockdown. Ad aprile il calo delle assunzioni è crollato dell'83%. Soffrono i contratti atipici: il saldo dei contratti a tempo determinato a maggio è stato di -552 mila, -92 mila per gli intermittenti, -155 mila per i somministrati e -210 mila per gli stagionali. In maggio una lieve ripresa, comunque con un calo superiore al 50% rispetto al 2019.

In generale in cinque mesi ci sono state un milione e 350 mila assunzioni in meno.

Il costo del mantenimento dei posti di lavoro già in essere è alto. In questo caso i dati sono di luglio e riguardano la cassa integrazione. Le ore di Cig autorizzate sono state 449,6 milioni di con una variazione congiunturale del +10% rispetto alle ore autorizzate a giugno 2020. Il numero totale di ore di Cig autorizzato nel periodo dal 1 aprile al 31 luglio 2020 a seguito dell'emergenza sanitaria legata alla pandemia da Coronavirus è di 2,54 miliardi. Di queste 1,287 miliardi sono di cassa ordinaria, 782,1 milioni per l'assegno ordinario dei fondi di solidarietà e 470,8 milioni di Cig in deroga. In luglio, solo la Lombardia ha registrato 47,1 milioni di ore autorizzate di Cig ordinaria, seguita dal Veneto e dall'Emilia Romagna rispettivamente con 32,2 e 22,8 milioni di ore. «Si conferma una polarizzazione generate dall'impatto della crisi pandemica tra lavori più deboli che vengono colpiti (perché si scaricano su di loro incertezze e costi non sostenibili) e lavori più solidi che si salvaguardano (per blocco licenziamenti) e crescono leggermente», ha commentato Francesco Seghezzi, presidente della Fondazione Adapt.

Tra gli effetti inaspettati registrati durante la pandemia, c'è un crollo del numero dei certificati di malattia: -53% nel pubblico impiego e - 36% in quello privato, particolarmente marcato nelle regioni del Centro Sud.

«La chiusura delle attività economiche, per tutto il mese di aprile e parte del mese di maggio - spiega l'Inps - ha avuto come conseguenza un accesso molto limitato agli studi dei medici di base, i quali sono stati contattati quasi esclusivamente per le certificazioni riferibili al Covid 19, mentre sono state evitate le richieste relative alle eventuali malattie di lieve entità, sia da parte dei dipendenti del settore privato e ancora di più da parte dei dipendenti del settore pubblico».

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