Elezioni fantasma nelle Province «abolite» Nessuno se ne accorge: votano solo i politici

Rinnovati 38 consigli provinciali tenuti in vita dalla riforma del governo Renzi. Alle urne sindaci e consiglieri comunali. E chiedono più soldi pubblici

Elezioni fantasma nelle Province «abolite» Nessuno se ne accorge: votano solo i politici

Urne aperte, per modo di dire, per i nuovi consigli delle Province italiane (mai abolite per davvero) hanno votato soltanto i politici. Si chiamano «elezioni di secondo livello», una non-elezione a suffragio ristrettissimo partorita dalla riforma Delrio, che ha cambiato nome alle province (ora «Enti di area vasta», tranne alcune che sono sì enti di secondo livello ma anche «Città metropolitane») tenendole però in piedi, con le stesse materie di competenze di prima (strade, scuole, ambiente) anche se ridimensionate e con meno soldi. Tanto che l'Upi, l'associazione che riunisce le Province e che è viva e vegeta come le suddette, spalleggiato dalla Cgil, chiede urgentemente al governo di aumentare i fondi (mercoledì è fissata alla Camera l'audizione dell'Upi decisa a battere cassa). Finanziamenti che, per riguardare enti che bisognava a tutti i costi abolire, resta di entità non indifferente: 4,8 miliardi di euro nel 2016.

Nel silenzio generale, visto che gli elettori non sono interpellati, ieri si sono rinnovati i nuovi consigli provinciali. Causa gelo, non tutte e 38 le Province sono andate al voto ieri, soltanto 32, da Matera a Belluno. Ma chi vota? Il sistema è un capolavoro di creatività legislativa. Allora, votano circa 29mila tra sindaci e consiglieri comunali, e votano se stessi. Nel senso che scelgono, tra di loro, quelli che devono far parte oltre che dei consigli comunali anche di quello provinciale. Queste nuove Province riformate si compongono dei seguenti organi. Il presidente della Provincia, che è un sindaco eletto dai sindaci e dai consiglieri dei comuni della Provincia e resta in carica 4 anni. Poi c'è il Consiglio provinciale, composto da sindaci e consiglieri comunali, eletti da sindaci e consiglieri dei comuni della Provincia (ma resta in carica 2 anni).

Quindi c'è l'Assemblea dei Sindaci, organo in cui siedono tutti i sindaci dei Comuni della Provincia. Il numero dei consiglieri provinciali varia a seconda della fascia della popolazione della Provincia, da un minimo di 10 ad un massimo di 16. Ma non è finita, per eleggere il presidente bisogna «ponderare» i voti. Che significa? Che il voto di ciascun elettore (tutti politici) è viene armonizzato in modo che sia proporzionale al numero di cittadini che il consigliere comunale e il sindaco rappresentano all'interno dell'intero corpo elettorale della Provincia, in base alla popolazione residente nel Comune di appartenenza. In caso di parità è eletto il candidato più giovane. Chiaro no?

Neppure la riforma costituzionale bocciata dal referendum avrebbe abolito gli enti provinciali, ma solo abrogato la dizione «Provincia» nella Costituzione, rimandando ad altra riforma la cancellazione vera e propria degli enti provinciali. Che restano, dunque, senza che le votino gli italiani, e con un ruolo sempre più confuso.

E la richiesta di aumentare il finanziamento alle Province-zombie, fantasmi in carne, ossa, uffici e personale. Le lamentele hanno già prodotto la proroga dei contratti precari in scadenza e il rinvio di un maxi-taglio. Chiedono almeno mezzo miliardo in più. Per degli enti «aboliti», mica male.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica