Elezioni, via i seggi da scuola. Ora il governo fa retromarcia

La proposta della Gelmini (Fi), ripresa da Zingaretti (Pd). Adesso piace a Conte: "Bella idea. Studiamo alternative"

Elezioni, via i seggi da scuola. Ora il governo fa retromarcia

Via le cabine elettorali dalle aule scolastiche. Se ne parla da anni. Ma ora la potente spallata del virus alla scuola, potrebbe essere la vera svolta. A dare ufficialità alla richiesta, ieri Nicola Zingaretti, segretario del partito Democratico. «Viste le scelte di carattere elettorale che si stanno facendo - ha esortato riferendosi all'election day programmato per il 20 settembre - sarebbe bene uno sforzo, anche per tutelare la salute di tutti, che i seggi elettorali si tengano in luoghi il più possibile questa volta separati dalle scuole». Il suo è stato un appello a tutti quelli che hanno voce in capitolo: governo, ministero dell'Interno e dell'Istruzione, prefetture. La risposta del premier Conte non si è fatta attendere: «È una buona idea. Con il ministro Lamorgese cercheremo di trovare delle soluzioni alternative».

La cosa più sorprendente è che dopo tante polemiche che si consumano sulla scuola, su questo tema sono tutti d'accordo. Da sinistra a destra, passando pure per i sindacati e i presidi. Che non sia davvero la volta buona per fare cessare questo rito arcaico di smontare classi e tirare su banchetti? È solo di qualche giorno fa la proposta di Mariastella Gelmini, capogruppo di Forza Italia alla Camera, che aveva incalzato il governo con la stessa richiesta. Lo aveva fatto con un ordine del giorno al decreto elezioni, per «valutare concretamente alternative al voto nelle scuole». «Si possono trovare soluzioni diverse e sicure: in altri Paesi del mondo, a cominciare dagli Stati Uniti, vengono utilizzati anche altri luoghi sia pubblici sia privati. Non è impossibile organizzare una credibile alternativa», aveva detto. Peccato che il suo ordine del giorno sia stato cestinato proprio dal Pd. «Il segretario dem ha cambiato idea? - domanda ora Gelmini - Siamo contenti per questo suo ripensamento. Adesso lavoriamo per portare a casa questo risultato». Insomma, a parte qualche balletto con passi non troppo sincronizzati, la smobilitazione delle classi per far posto alle cabine elettorali piace. «Sono d'accordo con Zingaretti - ha cinguettato con tweet Anna Ascani, viceministro all'Istruzione - Dobbiamo fare tutti insieme uno sforzo affinché per i seggi elettorali si trovi, dove possibile, una soluzione alternativa alle classi, così da non interrompere le lezioni». Con il Covid tutti i nodi stanno venendo al pettine, come ha chiosato Mario Rusconi, presidente dell'associazione nazionale presidi di Roma e del Lazio. «Da 10-15 anni chiediamo di togliere le cabine elettorali dalle scuole, non siamo stati mai ascoltati».

Intanto oltre al «quando» prosegue il lavoro, per riprogrammare anche il «come» si tornerà a scuola a settembre. Due i punti forti ribaditi ieri dal ministro Azzolina agli Stati generali sull'economia indicando le priorità di investimento per il rilancio della scuola: ridurre il numero di alunni in classe e l'innovazione della didattica per una scuola più agile e moderna.

«Dobbiamo imparare dall'emergenza. Non serve un'altra riforma della scuola, ma le criticità di questo periodo ci dicono su cosa dobbiamo investire», ha motivato. E quindi: riduzione del numero di alunni per classe «che servirà anche a combattere la piaga della dispersione scolastica. Poi l'innovazione didattica, sfruttando le potenzialità del digitale, non a distanza ma in classe». Oltre alla formazione del personale «strutturale e obbligatoria. Serve personale preparato e, di conseguenza, anche più pagato». A settembre in classe? Sì ma non tutti, dubita il collega Gaetano Manfredi ministro dell'Università che ipotizza il ritorno alla normalità per febbraio. «Si torna in aula a settembre, ma non tutti gli studenti. Gli stranieri avranno difficoltà a frequentare in Italia e forse ci saranno ancora limitazioni agli spostamenti anche per i fuori sede.

In più, in alcune università ci possono essere problemi di affollamento, che non consentono a tutti di poter frequentare. A settembre alcuni continueranno a seguire a distanza. A febbraio si potrà tornare alla normalità».

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