Gelo e neve su Thun, nel cuore dell'Oberland svizzero. E gelo ancora maggiore nell'aula del tribunale cantonale, dove per la prima volta dopo anni si ritrovano una madre e un figlio lacerati da una furibonda lite sui quattrini. Lei è Margherita Agnelli, oggi baronessa De Pahlen dopo essere stata la figlia dell'Avvocato, prima in linea di successione dell'impero Fiat: uscita anni fa dalla linea accettando una buonuscita colossale.
Lui è il suo primogenito John Elkann, figlio del primo matrimonio, che grazie a quella buonuscita l'ha sorpassata - insieme ai fratelli Ginevra e Lapo - nella conquista dell'eredità del nonno: quella ufficiale e quella occultata per decenni nei tesori sparsi per il mondo.
Non si parlavano da anni, e - stando al poco che trapela dall'udienza a porte chiuse - non si parlano neanche ieri. Margherita arriva per prima, entra in aula con i suoi legali; cinque minuti dopo arriva suo figlio.
Alla pausa pranzo, stessa scena: i due escono e rientrano senza incrociarsi. In aula anche Ginevra, la terzogenita di Margherita; manca Lapo, il mezzano; ma entrambi della guerra in corso sono figure marginali perché a guidare lo scontro con la mamma è stato fin dall'inizio John, oggi presidente di Stellantis. Che, effetto collaterale, è stato l'unico dei tre fratelli a uscire malconcio dall'inchiesta giudiziaria, un anno di carcere per truffa allo Stato convertito in dieci mesi di servizi sociali. Atterraggio morbido, grazie al maxirisarcimento da 184 milioni all'Agenzia delle Entrate.
Chiuso il lato penale, ad occupare la ribalta resta lo scontro sull'eredità, dove ballano cifre a otto o forse nove zeri, e di cui l'udienza che riporta mamma e figli per una manciata di ore sotto lo stesso tetto è la nuova puntata. Che ruota intorno alla questione centrale di tutta la faccenda: dove diamine ha vissuto i suoi ultimi anni Marella Agnelli, vedova dal 2003 dell'Avvocato, fino alla morte sedici anni dopo? In Svizzera, tra uno chalet e l'altro, o a Torino, a Villa Frescot? Se Donna Marella stava in Italia, il patto con cui Margherita rinunciò all'eredità è nullo per legge, e i suoi appetiti sul resto del tesoro diventano incontenibili. Così la lotta cruciale per John è dimostrare che la nonna il suo tempo lo passava oltreconfine. Nel processo per truffa allo Stato, si è scoperto che per dimostrare questa tesi Elkann e i suoi professionisti hanno falsificato documenti di ogni tipo. Quando ha patteggiato la condanna, John ha tenuto a specificare: non era una ammissione di colpevolezza. Ma è il primo a sapere che la strada adesso è in salita.
Ieri, davanti al giudice svizzero, i legali degli Elkann provano a tirare fuori una nuova carta: per il diritto della Confederazione a dimostrare la "effettività di una residenza" non sarebbe il conteggio dei giorni passati sul territorio, ma il "centro di interesse", e il centro degli interessi di Marella Agnelli non era sulle colline torinesi ma tra le montagne elvetiche. "Lo abbiamo dimostrato" fanno sapere. Dalla parte opposta, dall'entourage di Margherita, ribattono che il "centro di interesse" è concetto vago, e che quel che conta è la residenza permanente.
Si andrà avanti a lungo, a cavallo tra tribunali svizzeri e italiani, tra un colpo di scena e l'altro: come la ricomparsa, dopo oltre trent'anni, del testamento in cui Gianni Agnelli lasciava il 25 per cento della Dicembre, la cassaforte di famiglia, al suo primogenito Edoardo, morto suicida nel dicembre 2000. Se quel testamento non fosse sparito, tutta la storia sarebbe stata diversa.