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Emiliano dà picche a Letta. Ma vuol piazzare il suo capo gabinetto

Sindaci e governatori, tranne Zingaretti, rifiutano i posti di Letta nelle liste. Rischiano il flop

Emiliano dà picche a Letta. Ma vuol piazzare il suo capo gabinetto

Come avevamo annunciato l’appello di Enrico Letta di schierare gli amministratori locali come traino nelle liste per le politiche è andato deserto. I sindaci per candidarsi devono dare le dimissioni un mese prima del voto, e con i miliardi del Pnrr da gestire a nessuno di loro conviene lasciare un posto di comando nella propria città per andare a fare i parlamentari semplici.

Diverso è il discorso per i governatori, che come ha dichiarato di fare Zingaretti, possono concorrere alle elezioni politiche senza doversi prima dimettere dalla regione. E quindi aspettare il risultato per vedere se, in caso di vittoria, possono prendere un ministero. Ma il rischio flop è alto, mettendo a rischio le amministrazioni. Anche in regioni come la Puglia, che l’istituto Cattaneo assegna interamente al centrodestra.

Per questo Michele Emiliano ha deciso di rifiutare l’offerta di Letta di fare il capolista al Senato. E se Vincenzo DeLuca cede il posto in parlamento al figlio Pietro, Emiliano mette il suo capo di gabinetto: Claudio Stefanazzi.

Che però non è iscritto al Pd. E’ vero che Letta in direzione nazionale ha detto che bisogna aprire le liste alla società civile, ma non ha specificato dove: solo per i collegi uninominali. Nel pd ci sono solo posti in piedi. E quindi si cercano portatori di voti che possano scippare qualche collegio al centrodestra, e mettere d’accordo tutte le liste della coalizione negli uninominali. Quelli ovviamente in bilico, mentre i collegi sicuri andranno divisi tra la lista di Di Maio, la lista cocomero di Fratoianni e Bonelli, e se si raggiunge accordo con quella di Calenda (Emma Bonino ha già contrattato sei collegi per i suoi).

Le liste civiche di Emiliano al contrario hanno chiesto di essere inseriti nelle liste bloccate del Pd. Emiliano lo ha detto apertamente: “Spero che il Pd nazionale apra innanzitutto le sue liste alle realtà civiche più rappresentative dei territori, non solo nei collegi plurinominali ma anche nelle liste bloccate. Mi riferisco, in particolare, alle realtà presenti in Consiglio regionale che hanno dato una mano straordinaria nella vittoria del 2020. La mia rinuncia alla candidatura al Senato rende possibile questo inserimento. I nomi non spettano a me. A me spetta dire che lo spazio, per qualcuno che rappresenti il nostro modello di Governo, ora c'è. E soprattutto se il Pd vuole i voti di queste persone qualcosa la dovrà pur fare”.

Ma il commissario del partito in Puglia, Francesco Boccia, ha detto che le liste del Pd sono accessibili sono agli iscritti. I posti sono diminuiti, e bisogna garantire gli uscenti.

In Puglia si vince solo con noi, e se non ci date i posti sicuri andiamo al mare” dicono gli assessori civici di Emiliano. Ma per Boccia non è cosi semplice inserirli nel Pd. In queste liste civiche infatti ci sono tutti gli uomini che Emiliano ha preso dalla destra, e inserito nel suo sistema, come l’assessore regionale allo Sviluppo Alessandro DelliNoci. Difficile quindi inserendoli in lista continuare con la campagna del Pd “o noi o le destre”.

Tra loro c’era anche il virologo Lopalco, che dopo due anni da assessore regionale alla salute si era candidato prendendo oltre 15 mila preferenze, ma che dopo le dimissioni dall’assessorato è uscito anche dalla lista di Emiliano accusando il governatore di trasformismo, opportunismo, trasversalismo avendo imbarcato e distribuito in Puglia nomine e posti a molti uomini di destra. Oggi Lopalco potrebbe essere uno dei candidati in Puglia nella lista di Speranza. E magari sfidarsi nel collegio con Casalino.

E mentre Letta per prendere Calenda dice che non ci sarà mai più alleanza con i 5stelle neppure alle elezioni locali, Emiliano comanda a casa sua: "mi sono molto speso per convincere il Pd a creare l'alleanza con il MSS. Ora, per motivi che considero accidentali, l'intesa è saltata. E dunque possiamo dire che la Puglia è davvero un laboratorio: quello che è successo a Roma non scalfisce minimamente l'azione del nostro governo regionale che vede nell'alleanza centrosinistra-5 Stelle un punto fermo, basato su programmi chiari e legami umani veri. Ormai siamo diventati anche amici. Auspico per il futuro che questo grande patrimonio politico e umano che è il Movimento rimanga dentro il fronte progressista per tutelare i valori che ci sono comuni.

Finite le elezioni, le condizioni per riprendere il cammino ci sono tutte".

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