Laura CesarettiRoma La «resa dei conti» è rinviata ai primi di aprile. Ieri mattina il premier Matteo Renzi ha deciso di rimandare la Direzione del Pd convocata per il tardo pomeriggio e ha scelto di volare piuttosto in Spagna, per esprimere il cordoglio italiano e la vicinanza del governo alle famiglie delle studentesse morte nello schianto del bus in Catalogna. Meglio evitare di dare spazio e centralità alle «piccole beghe interne», come lui stesso le ha definite, in una giornata di così tragico lutto. E infatti alla scelta del premier sono presto accodati anche gli altri partiti, annullando manifestazioni elettorali e conferenze stampa.A rimanerci male è stato però il nuovo aspirante leader della fronda anti-renziana del Pd, il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano. Il quale fin dall'alba impazzava sui media nazionali, saltellando da un microfono all'altro, per annunciare la propria marcia su Roma: «Devo andare in Direzione a spiegare a Renzi che non si fa così. Come si fa a dire che chi ha chiesto il referendum ha chiesto un referendum inutile? Questo modo di fare va bene per un venditore di pentole, non per chi ha responsabilità di governo», tuonava all'ora di colazione. Oggetto del contendere, il referendum cosiddetto «anti-trivelle» del 17 aprile, di cui proprio Emiliano è stato il principale promotore, in una sfida tra potere delle Regioni e governo centrale che va ben al di là del merito piuttosto irrilevante del quesito. Anche se il governatore pugliese non sminuisce certo la portata della propria impresa, e si paragona nientemeno che a Obama: «Io e lui siamo contro le trivellazioni in mare», sostiene, sorvolando sul fatto che il presidente Usa, però, ha promosso nel suo Paese il fracking per produrre shale gas e renderlo energeticamente autosufficiente. Emiliano nega di volersi lanciare nell'agone già affollato degli aspiranti candidati alla leadership del Pd («Non ho tempo per fare l'anti-Renzi, sono impegnato a fare il presidente della Regione, non ho alcuna intenzione di correre per la segreteria», assicura). Ma intanto si ritaglia il ruolo di capopopolo referendario, ricordando di aver sostenuto Renzi alle primarie, attribuendosi il merito di averlo fatto vincere nel 2012: «Dovrebbe ringraziarmi, ha stravinto grazie a me, e invece non mi parla». Accusa il presidente del Consiglio di mentire, sminuendo il valore del referendum, e minaccia: «O Renzi mi riabbraccerà dicendomi grazie Michele perché mi hai dato tanta attenzione, oppure bisognerà che nel prossimo congresso io pensi a votare un'altra persona».Il presidente del Consiglio non replica alle intemerate del governatore, ma i renziani lo attaccano, pizzicandolo sui fatti pugliesi: «Ma Michele Emiliano, nel giorno in cui il Pd sposta la Direzione per lutto, preferisce insultare Renzi invece di rispondere su Ferrovie Sud e liste d'attesa sanitarie nella sua regione?», si chiede retoricamente Ernesto Carbone. Mentre Alessia Morani ironizza sulle «triveggole di Emiliano. La patata bollente delle decisioni sul referendum no-triv è comunque rinviata a dopo Pasqua, il 3 aprile, giorno in cui si riunirà la Direzione annullata ieri.
Renzi, pur lasciando libertà di coscienza («Ognuno farà quello che crede»), schiererà comunque il Pd a difesa di una legge «votata da tutto il partito», ricorda agli smemorati della minoranza e contro un «quesito inutile e potenzialmente dannoso».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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