«Erano in 100, li abbiamo distrutti»

L'ultrà napoletano: «Il morto a terra segnalato da noi. Da loro applausi»

Angelo Rossi

Napoli Si sa come funziona il giorno dopo. E il giorno dopo ancora. Ognuno è stato lì, nel bel mezzo della scena, interprete della guerriglia, semplice passante o incuriosito a tal punto da filmare e registrare gli attimi tremendi che hanno preceduto Inter-Napoli. E così è una corsa a far sapere, a mettersi in evidenza (si fa per dire perché ovviamente l'incognito è d'obbligo), divulgare la propria verità. Radio, giornali e televisioni sono stati presi d'assalto, contattati e travolti da ricostruzioni forse di parte, forse moltiplicate dall'eccitazione e dall'adrenalina del momento, comunque tutte contenenti briciole di verità che danno un'idea (piccola o grande, fate voi) di quanto accaduto in corso Novara.

E così mentre il vice premier Salvini si esibisce a Radio Kiss Kiss sostenendo che inneggiare al Vesuvio è un semplice sfottò che vale quelli contro Milano, Repubblica scrive che via Whatsapp gli ultrà interisti avrebbero chiesto aiuto visto che le cose si mettevano male: «Venite, abbiamo bisogno di rinforzi». La razione più ghiotta è finita in mano alle televisioni napoletane, una prima ha diffuso un audio spezzettato e abbastanza confuso, dove chi parla non usa di certo toni vittoriosi. In napoletano si ascolta il tipo che ammette la sconfitta: «Ci hanno ucciso, erano più di cento, avevano i coltelli. Con un'ascia hanno rotto i finestrini, siamo scesi e hanno accoltellato quattro di noi prima di scappare».

Canale 21 invece racconta, sempre attraverso la testimonianza di un presunto ultrà azzurro coinvolto nella guerriglia, una storia diversa dove sarebbero stati gli interisti ad alzare bandiera bianca. Con un finale a sorpresa, originale ma fedele alla rappresentazione del mondo ultrà: quando uno è a terra, ci si deve fermare. Rivolto a un amico, in strettissimo dialetto, uno degli occupanti del van al telefono spiega come sarebbero andate le cose: «Fratello, non sai cosa è successo. Sono apparsi all'improvviso e hanno accerchiato la macchina, erano più di cento sicuramente. Abbiamo preso le mazze di ferro e siamo scesi, siamo stati grandi perché li abbiamo distrutti, alcuni sono stati investiti dall'auto, ad altri abbiamo tagliato la testa. Ci sono un po' di feriti a terra, sia nostri che loro, credo però che agli interisti è andata peggio. Hanno accoltellato uno o due di Napoli ma noi ne abbiamo feriti almeno sei o sette, abbiamo reagito alla grande».

Il protagonista si autocelebra a tal punto da fornire una versione differente da quella diffusa dalla questura milanese sull'intervento delle forze dell'ordine. «Fratello, non ci siamo fermati nemmeno quando è arrivata la polizia. Anzi siamo stati noi che abbiamo inseguito gli interisti, loro volevano un altro scontro ma ci siamo fermati subito quando ci siamo accorti che in mezzo a noi c'era uno di loro già morto. Glielo abbiamo detto e quando se ne sono accorti, ci hanno chiesto una tregua. Hanno spostato il morto, ci hanno applaudito e poi hanno sferrato un nuovo attacco. Noi siamo rimasti insieme, compatti, ci siamo battuti con onore come sanno fare gli ultrà del Napoli quando scendono in campo. Non so loro quanti fossero, più di cento sicuro, forse duecento ma li abbiamo picchiati tutti».

Ovviamente questa e altre presunte testimonianze sono tutte al vaglio degli inquirenti e degli organi competenti che indagano per completare la fedele ricostruzione dei fatti.

Sarebbe fondamentale dare un'identità a chi ha diffuso video e audio per verificare la reale corrispondenza con i fatti in possesso della magistratura milanese: al momento siamo fermi ai tre arresti, tutti di matrice interista.

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