Riccardo PelliccettiLa Turchia preme per entrare in Europa, ma prima di metterci il piede dentro vuole pure dettare le regole. Ieri a Bruxelles è andato in onda il vertice tra l'Unione europea e Ankara per affrontare l'emergenza immigrazione. Per la prima volta Italia e Germania sono andate a braccetto, ma l'inviato del sultano Erdogan, il premier Ahmet Davutoglu, ha subito messo le mani avanti battendo cassa. Il presidente turco, infatti, in un discorso alla tv poco prima del summit europeo, lo aveva detto chiaramente: «Abbiamo già speso 10 miliardi di dollari per 3 milioni di persone. Hanno promesso di darci 3 miliardi di euro e da allora sono passati quattro mesi. Il premier è a Bruxelles ora, spero che torni con quel denaro». Detto e fatto. E Davutoglu è andato addirittura oltre chiedendo altri finanziamenti, oltre ai 3 miliardi previsti, per ridurre il flusso di migranti verso l'Europa. Un ricatto bello e buono: o cacciate la grana o vi sommergiamo di disperati, accompagnati magari anche da qualche jihadista, che non guasta mai. D'altronde in qualche maniera bisogna chiudere la rotta dei Balcani, tutti i Paesi europei ne sono consapevoli, e se questo avrà un costo, pare che nessuno si tirerà indietro e ingoierà le richieste turche. A un accordo tra Bruxelles e Ankara sembra non ci sia alternativa. Ma non tutti sono d'accordo, i distinguo si sono fatti sentire, primo fra tutti il presidente della Repubblica Ceca, Milos Zeman, che ha detto senza mezzi termini che sono «soldi sprecati. La Turchia non è né capace né pronta a fare quel che sia per i migranti, se non gettarli in carcere, il che probabilmente non succederà». Ad alimentare l'insofferenza per la situazione si è aggiunto anche il premier ungherese Viktor Orbàn. «Non ci possono essere discussioni sui reinsediamenti diretti dalla Turchia in Europa, sicuramente non in Ungheria perché non c'è possibilità che il governo ungherese faccia alcun tipo di concessione». Insomma, un muro. Pure l'Austria non ne vuole sapere. «Sono decisamente a favore - ha affermato il cancelliere Werner Faymann - di dire a tutti chiaramente: chiuderemo tutte le rotte, anche quella balcanica. Più chiaramente opponiamo resistenza, meglio sarà». Il Belgio è addirittura a favore della chiusura ermetica delle frontiere. «L'unica soluzione per proteggere Schengen è la chiusura ermetica delle frontiere esterne ai flussi irregolari e non controllati di migranti - ha detto il premier belga Charles Michel - Non dobbiamo essere ingenui nei confronti della Turchia ma fermare puramente e semplicemente i flussi irregolari immediatamente». Italia e Germania, dal canto loro, la pensano allo stesso modo sulla registrazione dei migranti, sul diritto di asilo, sulla necessità di chiudere in fretta e in modo definitivo un accordo con la Turchia. Insomma Matteo Renzi e Angela Merkel si trovano fianco a fianco per cercare di interrompere la rotta dei Balcani. Come fare? La Cancelliera, che prima del vertice ha sentito due volte al telefono Renzi, ha sottolineato tre obiettivi: miglioramento della situazione dei profughi nelle vicinanze delle loro patrie, riduzione del numero dei migranti per tutti i Paesi europei, compresa la Grecia, tutela dei confini esterni dell'Ue per salvaguardare Schengen. «Vogliamo che il numero dei migranti illegali decresca ha detto la Merkel - e non solo per poche nazioni ma per tutte, Grecia inclusa. Ecco perché abbiamo bisogno di una soluzione sostenibile che realizzi la sicurezza del confine esterno, che rappresenta un prerequisito per gli accordi di Schengen. Vogliamo combattere l'immigrazione illegale e questo è possibile solo con la Turchia». Insomma, d'accordo sì, ma con la Turchia, che continua imperterrita nel suo ricatto. Ma non solo.
Ieri, anche se non era in agenda il premier turco ha cercato di inserire nei colloqui di Bruxelles il lentissimo negoziato sull'ingresso di Ankara nell'Unione Europea: «Spero che questo Vertice sia focalizzato non solo sull'immigrazione irregolare ma anche sul processo di accesso della Turchia all'Unione». Ma è improbabile che ciò avvenga - la Francia lo ha ieri sottolineato - finché il sultano Erdogan limiterà la libertà di stampa.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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