Chiama in causa l'islamofobia, che mette sullo stesso piano del terrorismo, per commentare il raid xenofobo di Macerata: «È un attacco razzista, non diverso da episodi di attacchi a moschee e luoghi legati alla religione islamica. Quanto accaduto mostra la grandezza del problema». Utilizza l'incontro con il Pontefice per mostrare un blocco comune contro Gerusalemme capitale di Israele, dopo la netta posizione a favore del presidente americano Donald Trump: «Con il Papa siamo dalla stessa parte. Gli Usa hanno ricevuto sostegno solo da Israele», dice parlando in qualità di presidente dell'Organizzazione per la Cooperazione islamica, che - sottolinea - rappresenta «un miliardo e settecentomila musulmani».
Le dichiarazioni da leader dell'islam rilasciate alla stampa dal presidente turco Recep Tayyip Erdogan, appena messo piede ieri sera a Roma, sono destinate a scatenare nuove polemiche nel giorno della visita di ventiquattrore in Italia, parecchio controversa. Il viaggio ha già provocato le reazioni di chi non vuole dimenticare le purghe ordinate dal Sultano dopo il fallito golpe del luglio 2016: oltre 50mila arresti, 17mila procedimenti giudiziari aperti e una cifra stimata di oltre 150mila turchi licenziati o sospesi dalla pubblica amministrazione per lo stato di emergenza in vigore dal luglio scorso ed esteso sei volte da Ankara. A cui si è appena aggiunto anche l'arresto, il successivo rilascio e un nuovo arresto del presidente di Amnesty International Turchia Taner Kiliç, tuttora detenuto.
Appelli, proteste e polemiche accolgono il leader turco, che in queste ore sarà ricevuto da Papa Francesco e dal cardinale Pietro Parolin, per poi recarsi subito dopo al Quirinale e a Palazzo Chigi. Eppure né in Vaticano né a Palazzo Chigi è prevista alcuna conferenza stampa.
Imponenti invece misure di massima sicurezza. Tremilacinquecento agenti operativi a presidiare la green-zone, dove sono vietate manifestazioni di ogni tipo. E poi le contestazioni. Una petizione con 25mila firme per chiedere la liberazione dei giornalisti ingiustamente incarcerati in Turchia (No bavaglio turco), un sit-in a Castel Sant'Angelo, fuori dalla zona presidiata (rete Kurdistan Italia) e una lettera aperta al presidente della Repubblica Sergio Mattarella dell'Associazione nazionale magistrati, del Consiglio nazionale forense e della Federazione nazionale stampa italiana per chiedere che venga sollevata la questione delle «continue violazioni dei diritti umani e le ripetute epurazioni» di magistrati, giornalisti, avvocati, insegnanti, funzionari pubblici, medici e militari. Nel frattempo, cinque curdi sono stati bloccati per aver tentato di entrare in piazza San Pietro per l'Angelus con bandiere curde e striscioni di protesta nascosti negli indumenti mentre la Digos ha denunciato otto persone a Torino dopo un blitz nella chiesa di San Tommaso, dove hanno esposto sull'altare uno striscione per ricordare «il sangue versato dal popolo curdo».
In agenda - ha fatto sapere la presidenza turca - nei colloqui con il Pontefice ci sarà l'emergenza umanitaria in Siria, la lotta al terrorismo, la xenofobia e l'islamobofia, ma sopratutto la crisi su Gerusalemme capitale che è stata al centro di una serie di telefonate tra Erdogan e Papa Francesco nelle scorse settimane. «Gerusalemme non è una questione solo dei musulmani. Entrambi siamo per la difesa dello status quo e abbiamo la volontà di tutelarlo», ha spiegato il presidente turco. La cui visita sarà soprattutto l'occasione per perorare la questione aperta dell'adesione della Turchia all'Unione Europea, un dossier sempre più controverso dopo il pugno di ferro mostrato da Erdogan.
Il vero nodo spinoso è invece la questione dell'offensiva militare turca in Siria nella provincia di Afrin. Le milizie curde del Pyd-Ypg, che il presidente bolla come «terroristi», denunciano centinaia di morti tra i civili mentre Erdogan sostiene che l'operazione «Ramoscello d'Ulivo» mira ai terroristi dell'Isis.
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