Il più onesto di tutti è stato un cronista del Today's Zaman , testata turca in lingua inglese. A metà dello spoglio elettorale, @abyasun ha scritto su Twitter: «I risultati sono sorprendenti sotto ogni profilo. Sondaggisti, giornali, accademici ed esperti hanno tutti sbagliato. La realtà è un'altra».
La realtà è che gli elettori turchi, soprattutto quelli delle province centrali del Paese, hanno riconsegnato il potere all'Akp, il partito islamico moderato del presidente Recep Tayyip Erdogan e del suo primo ministro Ahmet Davutoglu, scatenando la rabbia delle oppsizioni che sono scese in piazza infuriate. Da oltre quattro mesi la diagnosi, unanime, era risuonata come un mantra: a giugno l'Akp ha perso la maggioranza che deteneva da oltre 13 anni e alle elezioni anticipate di novembre il risultato sarà lo stesso.
Il duo Erdogan-Davutoglu ha invece conquistato la preferenze del 49 per cento degli elettori con un balzo di 9 punti sullo scorso giugno. Il Sultano ci è riuscito sfondando a destra: usando il pugno di ferro contro i separatisti curdi del Pkk, Erdogan ha disinnescato i nazionalisti del Mhp, meglio noti in Occidente come «lupi grigi»; con la stessa guerra senza quartiere ha anche spaventato chi a giugno aveva scelto i progressisti pro-curdi del Hdp.
Il risultato è un nuovo parlamento unicamerale in cui i nazionalisti scendono dal 16,3 al 12,1 ma precipitano da 80 a 44 seggi; male l'Hdp che dal sorprendente 13,1 di giugno centrano appena la soglia di sbarramento del 10 e scende da 80 a 60 seggi. E mentre i repubblicani progressisti del Chp si confermano primo partito di opposizione con il 25 per cento e 135 seggi, il partito del presidente balza da 258 a 311 deputati, abbastanza per governare in autonomia. « Elhamdülillah ! (Sia lodato il Signore!)», ha poco laicamente twittato Davutoglu.
Molto meno entusiasta è il commento di Mehmet Tanriverdi, il vicepresidente della Kurdische Gemeinde Deutschland (la comunità curda di Germania). Al telefono con il Giornale , Tanriverdi se la prende proprio con Davutoglu «che ha scandalosamente invitato i turchi all'estero a votare per l'Akp mandando loro delle lettere con il sigillo ufficiale del governo. L'Akp - mastica amaro l'esponente curdo - ha vinto ma Erdogan ha fallito l'obiettivo di ottenere due terzi dei voti per riformare la Costituzione in senso presidenzialista».
Tanriverdi non nasconde la propria preoccupazione. In politica estera immagina di nuovo un governo isolato nella regione e apertamente conflittuale con Siria, Egitto, Israele, Cipro e Grecia. «Erdogan tiene anche in scacco l'Europa con la minaccia di inviare centinaia di migliaia di profughi siriani rifugiati in Turchia». Quanto alla politica interna del suo Paese d'origine, Tanriverdi parla apertamente di «una Turchia spaccata» dopo gli attentati a Suruc e ad Ankara contro obiettivi curdi e progressisti che nel pieno della campagna elettorale sono costati la vita a 135 persone. Salutata da festeggiamenti ad Ankara, la notizia della vittoria dell'Akp è stata invece accolta da scontri fra manifestanti e idranti della polizia a Diyarbakir, provincia sudorientale a maggioranza curda. «Erdogan andrà avanti con la guerra ai curdi - riprende Tanriverdi - e il conflitto alimenta la paura di tutti». Anche il giornalista @abyasun del Today's Zaman ha paura.
Nelle ultime settimane di campagna elettorale, il governo turco ha chiuso giornali e canali tv ostili all'Akp in barba a ogni regola democratica: «Oggi potrebbe essere l'ultimo giorno della mia carriera di reporter. Questa settimana potremmo aspettarci la chiusura di altri giornali».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.