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Erdogan usa Santa Sofia per restare in sella: "Deve tornare moschea"

Entro 15 giorni il verdetto finale dei giudici di Ankara. Ma Usa e ortodossi non ci stanno

Erdogan usa Santa Sofia per restare in sella:  "Deve tornare moschea"

Beirut. Da millecinquecento anni Hagia Sophia domina Istanbul con le sue arcate eleganti in pietra rossa, l'imponente cupola grigia, dalla cima della collina del quartiere Fatih sulla riva occidentale del Bosforo. Basilica, poi luogo di culto islamico, ora museo, l'imponente edificio potrebbe essere presto trasformato di nuovo in moschea. Il Consiglio di Stato si è riunito ieri per discutere della richiesta del governo e annuncerà la sua decisione entro 15 giorni. La splendida costruzione fu ordinata da Giustiniano nel 532, quando la città - allora Costantinopoli - era la capitale dell'Impero bizantino. Gli ingegneri hanno reperito materiali da tutto il Mediterraneo per costruire la colossale cattedrale. Completata nel 537, divenne la sede del patriarca ortodosso della capitale. Le cerimonie imperiali bizantine come le incoronazioni si tenevano al suo interno.

La Basilica di Santa Sofia è stata la dimora della Chiesa ortodossa orientale per circa 900 anni, tranne un breve periodo nel 13esimo secolo, quando fu una cattedrale cattolica durante la Quarta Crociata. Ma nel 1453, l'Impero ottomano sotto il sultano Mehmed II conquistò Costantinopoli e l'impero bizantino cadde. Mehmed II insistette che il magnificente edificio fosse trasformato in moschea. Gli architetti ottomani rimossero i simboli ortodossi e aggiunsero guglie e minareti. La sua architettura ha ispirato architetti di tutto il mondo. Con la fine della prima guerra mondiale nel 1918, il fondatore della Turchia moderna Mustafa Kemal Ataturk, ordinò che Hagia Sophia fosse trasformata in un museo.

Da simbolo della cristianità a emblema dell'impero ottomano musulmano, Hagia Sophia è stata da sempre al centro di una battaglia ideologica e politica. Ora il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, spera con la mossa di riconvertirla in moschea di mantenere il sostegno dei conservatori e distrarre i turchi dalla crisi economica del Paese a causa del coronavirus. Secondo un sondaggio la popolarità di Erdogan è scesa dal 48 al 43 per cento. Il declino della popolarità è dovuto alle offensive in Siria e nell'Iraq settentrionale, dove decine di soldati turchi sono morti.

Ma la conversione non è vista di buon occhio né al Dipartimento di Stato degli Stati Uniti né dalla chiesa greco-ortodossa. Il patriarca Bartolomeo I di Costantinopoli, ha detto al Washington Post di essere «rattristato e scosso» dalla proposta. Ma per Erdogan e i suoi la conversione è anche una risposta al riconoscimento da parte del presidente degli Stati Uniti Donald Trump di Gerusalemme come capitale di Israele. Hagia Sophia «è la prova delle nostre rivendicazioni in questa regione, è la spada del nostro diritto di conquista», ha dichiarato Numan Kurtulmu, presidente del partito Akp, riferendosi a un'antica tradizione in cui il più grande tempio di una città viene trasformato in moschea dopo che è stato conquistato. E Erdogan stesso ha rimproverato la Grecia. «Osano dirci di non trasformare Haiga Sophia in una moschea. State governando voi la Turchia o noi?».

Poi il leader turco ha lanciato l'ultima provocazione e ha affermato di voler tenere le prime preghiere a Hagia Sophia il 15 luglio per il quarto anniversario del fallito colpo di stato del 2016 contro il suo governo.

Ma non è tardato ad arrivare anche il commento del segretario di Stato americano Mike Pompeo che ha avvertito che qualsiasi cambiamento avrebbe diminuito la sua capacità di «servire l'umanità come un ponte necessario tra persone di diversa fede, tradizioni e culture».

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