Coronavirus

Ma gli esperti frenano: "Il virus è ancora tra di noi. Meglio chiudere tutti i confini che un altro disastro"

Demicheli: "Ancora troppi i contagi". Marinoni: "C'è un sommerso preoccupante"

Ma gli esperti frenano: "Il virus è ancora tra di noi. Meglio chiudere tutti i confini che un altro disastro"

«Il pericolo sono gli assembramenti e gli spostamenti» ha detto ieri, tra l'altro, la virologa Ilaria Capua a proposito del pericolo di nuovi focolai di Coronavirus. Parole che sembrano ricalcare quelle di Vittorio Demicheli, alla guida della task force della Regione Lombardia per l'emergenza Covid-19 e direttore sanitario dell'Ats di Milano, quando dice «no» agli spostamenti tra le regioni ipotizzata dal governo a partire dal tre giugno. Il suo è un «no» legato alla cautela di un esperto che fa due conti, senza preconcetti. «Tra Lombardia, Piemonte, Emilia e Liguria si contano ufficialmente almeno 40 mila malati di Covid. Praticamente c'è una bella fetta di popolazione positiva che coinvolge tutto il Nord Est. Questo numero è ancora troppo alto, aspettiamo che scenda ancora un po' prima di riaprire».

Insomma, tra ricoverati, contagiosi e gente che se ne sta in quarantena, sono ancora in troppi gli italiani che rischiano di contagiare quelli che non hanno ancora incontrato il virus. E la scintilla può scatenare un incendio. «Sia chiaro precisa l'esperto - le tendenze sono tutte buone, il quadro è rassicurante, ma preferirei che la curva si abbassasse ulteriormente prima di dare il via libera alla circolazione nazionale».

Dunque per Demicheli, non solo la Lombardia deve tenere chiusi i confini, ma anche tutte le altre regioni italiane. «Io ho sempre creduto poco agli interventi settoriali spiega - ho sempre caldeggiato decisioni nazionali e questo virus non ha mai rispettato i confini amministrativi. Mi rendo conto che le misure coercitive sono inique e non gradite ma la prudenza si deve chiedere a tutti. Se abbiamo ancora qualche centinaio di nuovi casi ogni giorno vuol dire che c'è la possibilità che il virus si trasmetta ancora».

Dunque, più tamponi, più test, più controlli non hanno ancora risolvono il problema. «Se tutti i malati fossero stabilmente in sicurezza, blindati in casa, non ci sarebbero nuovi contagi. No, no, io aspetterei ancora un po'».

Anche il presidente di Fnomceo di Bergamo, Guido Marinoni, è pessimista. «Non abbiamo superato ancora un bel nulla. C'è un sommerso preoccupante qui nella bergamasca, ci sono molti asintomatici ancora infettivi in giro. E se li lasciamo andare in altre regioni non si sa cosa può succedere». Il medico conosce il territorio più martoriato d'Italia. E per lui non è ancora il tempo di abbassare la guardia. «Tanti casi sommersi stanno emergendo solo ora che si possono fare i test sierologici e in molti risultano positivi».

La tipologia è quella dei contagi familiari, che sono rimasti in casa con il Covid non conclamato a cui non è mai stato fatto il tampone. «É verosimile che si tratti di asintomatici ancora contagiosi e sono la spia di una situazione di pericolo. Il virus circola e se un bergamasco va a Varese o a Sondrio dove il virus ha circolato poco, diventa un untore.

Meno male che si stanno facendo più tamponi e i positivi vengono a galla, ma il sistema è ancora troppo lento».

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