RomaUcciso con un colpo al collo, inferto con un pezzo di bottiglia rotta che gli ha tranciato la giugulare. È morto così a 27 anni nella notte di giovedì David Raggi, tra la disperazione dei suoi amici e il tentativo, vano, del 118 di arginare l'emorragia, davanti al bar «People», nel centro di Terni. L'assassino è Amine Aassoul, un marocchino 29enne già espulso dall'Italia anni fa, tornato via mare a maggio scorso e, da ottobre, in attesa di conoscere l'esito del ricorso presentato dopo che la sua domanda d'asilo era stata respinta. Il curriculum criminale di Amine era di tutto rispetto: precedenti per furto, lesioni personali, droga, rissa, danneggiamento, resistenza a pubblico ufficiale, calunnia, evasione. Ma come ha confermato ieri il ministro dell'Interno Alfano, in attesa del ricorso «non ci poteva essere l'espulsione».
C'è stato, invece, l'omicidio di un innocente. Un assassinio dalla dinamica incredibile, andato in scena tra decine di testimoni, e a pochi metri dai poliziotti in borghese che avevano appena tentato di calmare il 29enne nordafricano, e che poco prima avevano chiamato i rinforzi. Amine era arrivato verso le 23.30 al «People». È già alterato, alcol e forse qualcosa di peggio, e quando al bancone rifiutano di servirgli da bere comincia a dare i numeri, spaccando bottiglie e bicchieri. «Era strafatto di chissà cosa e due agenti in borghese che erano nel bar sono intervenuti per metterlo a terra. Una, due, tre volte, ma ogni volta si rialzava, sembrava Highlander», ricorda Andrea, gestore del «People». I due poliziotti sono disarmati, non hanno nemmeno i guanti, decidono di chiamare in questura chiedendo di inviare altri agenti sul posto. Nel frattempo l'uomo è di nuovo a terra, davanti all'ingresso del bar, sul selciato di Piazza dell'Olmo, tra tavolini e sgabelli. «Sembrava svenuto - prosegue Andrea - poi d'improvviso s'è alzato in piedi e ha ricominciato a fare casino, poi andando via ha incrociato David che era lì fuori con gli altri, da dietro sembrava che gli avesse solo dato una spinta, e poi si è allontanato in fretta». Ma non era solo una spinta. Il ragazzo marocchino, rialzandosi, ha raccolto un coccio di vetro, forse un collo di bottiglia, e con quello ha colpito alla giugulare David Raggi, che assisteva alla scena, dopo avergli detto «che hai da guardare?». Pochi secondi e David si accascia. «L'hanno soccorso sul posto ma non c'è stato niente da fare, aveva i polmoni pieni di sangue», spiega il gestore, che lo ricorda come «una persona meravigliosa, il fan numero uno del nostro bar, era sempre qui». Amine, invece, al «People» non s'era mai visto. «Qui - insiste Andrea - in due anni di gestione non è mai successo niente. Quello è stato una scheggia impazzita. Dicono avesse già fatto casino in altri locali nei giorni scorsi». L'assassino lo arresta poco dopo la polizia, arrivata in forze al bar in contemporanea con l'omicidio.
Alfano ora fa la voce grossa: Amine «deve pagare fino in fondo per l'ignobile omicidio, non deve uscire più dal carcere». «Niente galera in Italia, troppo comodo», risponde il leader del Carroccio Matteo Salvini, augurandosi «l'espulsione immediata a calci in culo nel suo Marocco, dove potrà davvero marcire in una galera adatta a un verme come lui».
A Salvini replica su Facebook Silvia Decina, capo segreteria del sindaco di Roma, Ignazio Marino: «Ma a questo schifoso non lo arresta nessuno?», incassando però la critica del leader della Destra, Francesco Storace: «La signora taccia e lavori per ciò per cui è pagata».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.