Mariateresa Conti«Ladri», «ladri», sono andati a gridarglielo praticamente a casa. A Rignano sull'Arno, il paese natale di Matteo Renzi , il luogo in cui ancora, abitano babbo Tiziano e mamma Laura, i genitori del premier. Un «funerale del risparmio» in piena regola, con tanto di bara di cartone, striscione funebre con su scritto un più che eloquente «Eterno riposo ai risparmi, eterno saluto al voto», e striscioni di insulti sia a lui, Matteo, sia al ministro Maria Elena Boschi, il cui papà, Pier Luigi, è sempre più nei guai, come ex vicepresidente di Etruria, specie dopo la dichiarazione di insolvenza della banca arrivata alla procura di Arezzo nei giorni scorsi, preludio all'accusa di bancarotta per gli ex amministratori, tra cui lui.Il funerale di protesta, organizzato dalle Vittime del salvabanche, e cioè i risparmiatori inferociti che avevano obbligazioni subordinate e che hanno visto andare in fumo a novembre i loro risparmi, ha invaso ieri mattina Rignano sull'Arno. Alcune decine di persone, agguerrite, hanno urlato la loro rabbia per i loro soldi spariti e per la melina del governo, che ancora non dà il via all'iter che porterà ai rimborsi, parziali e non per tutti. In testa al corteo bara, striscione e un risparmiatore vestito da cardinale. Tappa obbligata, la sede del Pd, il partito di cui Renzi è il segretario, dove i risparmiatori si sono alternati al megafono a spiegare le loro ragioni. Tra loro, brandendo un cartellone giallo con su scritto «Renzi, il babbo di Santa Maria Elena subito santo», il figlio della novantaduenne che proprio qualche giorno fa si è presentata personalmente in procura ad Arezzo per denunciare che la banca, inducendola a sostituire i Bot con obbligazioni e azioni, le ha portato via 75mila euro: «La mia mamma non ne sapeva nulla - spiega - i suoi soldi sono finiti così». Numerosi gli slogan contro il Pd e contro il governo. E presto il «funerale» sarà replicato. Le «esequie» si sposteranno a Laterina, il paese della ministra Boschi e dove vive tuttora la famiglia.Intanto, la prossima settimana, si deciderà anche il destino del procuratore capo di Arezzo Roberto Rossi, titolare dei vari filoni di indagine che dalla vicenda Etruria sono scaturiti. Sono infatti arrivati al Consiglio superiore della magistratura gli atti che la Prima commissione, quella che si occupa dei procedimenti per incompatibilità delle toghe, aveva richiesto alla procura generale di Arezzo per meglio vagliare la posizione di Rossi. Il magistrato, finito davanti ai giudici di Palazzo de' Marescialli per un suo incarico di consulenza per palazzo Chigi affidatogli dal governo Letta e poi proseguito anche con Renzi, sino alla scadenza, lo scorso 31 dicembre. Il fascicolo sembrava destinato all'archiviazione. Ma si è complicato, tanto di imporre un supplemento di istruttoria, a causa dell'audizione del pm Rossi. Il procuratore, infatti, rispondendo alle domande dei colleghi, ha dichiarato di non conoscere il papà del ministro Boschi, mentre è poi emerso che, in realtà, l'aveva indagato in passato. Di qui l'ulteriore coda del procedimento. «La prima commissione del Csm - ha fatto sapere ieri con una nota il presidente Renato Balduzzi - ha ricevuto dalla procura generale di Firenze le informazioni e i documenti integrativi che aveva richiesto in merito alla pratica concernente il procuratore di Arezzo Roberto Rossi.
La commissione - ha aggiunto - valuterà se continuare ulteriormente l'attività preistruttoria sinora compiuta, proporre al plenum del Consiglio l'archiviazione dello stesso oppure deliberare l'apertura di un procedimento» per incompatibilità. La seduta è fissata per il prossimo 25 febbraio.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.