Come si fa a governare con la paura? Chiedetelo al premier Giuseppe Conte, che ormai è un esperto. L'ultima mossa è quella di scatenare prefetti ed esercito contro i furbetti della mascherina, in attesa del probabile, prossimo lockdown. Non sarà una last, blind measure of desperation come l'ha definita Andrea Riccardi lo scorso 7 aprile. Certo, con il Covid-19 non si scherza. Ma la narrazione che punta solo sui contagi che aumentano, dimenticandosi la proporzione con i tamponi, e senza fare differenze tra asintomatici, paucisintomatici, ospedalizzati non gravi e persone in terapia intensiva, fa il resto. D'altronde, lo ha ammesso lo stesso Cts in uno dei verbali desecretati, in assenza di test sieriologici è impossibile fare valutazioni sulle politiche sanitarie, figurarsi prevedere gli effetti del lockdown. In Svezia, che non ha mai chiuso, il numero dei morti è in linea con l'Italia. Tant'è...
Ma non era la Lega che governava (assieme ai Cinque stelle, of course) sulla paura? La paura degli sbarchi, ad esempio, tanto da dover rendere necessario il lockdown dei porti. La sinistra diceva che l'immigrazione clandestina era un falso problema, che la percezione del pericolo era superiore ai dati reali. Eppure vicende di cronaca nera come il recente omicidio a Como del sacerdote degli ultimi, don Roberto Malgesini, quasi decapitato dal tunisino clandestino Ridha Mahmoudi che il prete stava aiutando a far restare in Italia, dimostrano che il pericolo c'è. I clandestini fanno ricche le mafie: quando va bene è manovalanza anonima che spacciando silenziosamente rovina generazioni di giovani e no. Quando va male stupra ragazzine a caccia di una dose, distrugge intere famiglie innocenti, provoca la morte di poliziotti e carabinieri. Eppure sono proprio i decreti sicurezza firmati Salvini che il Pd ha chiesto al Movimento 5 Stelle di abolire, come fosse un «pegno d'amore» prima di sancire un'alleanza in chiave anti centrodestra, magari accompagnata da una legge elettorale che disinneschi l'avanzata della Lega.
Poi c'è l'economia. Quando l'anno scorso Salvini sbattè la porta proprio alla vigilia della manovra economica che si annunciava lacrime e sangue, il Pd ebbe gioco facile a dire che ci sarebbe voluta la loro «esperienza», non certo le ricette del Carroccio, per convincere l'Europa a dare credito alle speranze dell'Italia di invertire il trend. La mannaia del Covid e il miope Reddito di cittadinanza, invece, ha ulteriormente desertificato il tessuto produttivo italiano.
Oggi il ministro dell'Economia Roberto Gualtieri ha gioco facile nel dire che con i soldi del Recovery fund rimetteranno in piedi il Paese che Pd e M5s hanno contribuito ad affondare. Ma di progetti, di visioni, di piani per il rilancio non c'è traccia. E neanche dei soldi europei. Ognuno governa con la paura che preferisce. Ma non di solo Covid si muore.
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