Politica

La faccia di bronzo di Marino Ora si indigna del suo disastro

Il sindaco attacca a testa bassa per il talk show ma non pensò di limitare l'esuberante rito funebre del capoclan. Era in vacanza

Vera e Vittorino Casamonica ospiti di Bruno Vespa
Vera e Vittorino Casamonica ospiti di Bruno Vespa

Roma - Il salotto di Porta a Porta ospita i Casamonica e Ignazio Marino grida allo scandalo. Il sindaco di Roma ha definito «grave» e «paradossale» l'ospitata televisiva della figlia e del nipote del «padrino» del clan romano, Vittorio, nel più celebre dei talk show nostrani. Paragonandola a un «replay dei funerali spettacolari e mafiosi già finiti sui giornali».

Il primo cittadino attacca a testa bassa la puntata di due sere fa della trasmissione di Bruno Vespa, stigmatizzando «l'indecorosa messa in scena» che sarebbe stata «studiata a tavolino», dunque «senza scusanti», «inaccettabile» per un servizio pubblico, «specie - ringhia ancora il chirurgo prestato alla politica - in considerazione della gravità del rischio mafioso che pesa sulla città e delle minacce che subiscono quanti a Roma sono impegnati in prima persona contro le mafie». Come però hanno sottolineato molti nell'opposizione, da Renato Brunetta a Maurizio Gasparri, a suonare «paradossale» è proprio l'uscita del sindaco, indignato per la serata televisiva che Vespa ha dedicato allo spettacolare funerale del capoclan dei Casamonica ma autoproclamatosi paladino antimafia, nonostante la sua stessa giunta sia stata decimata dall'indagine Mondo di Mezzo su Mafia Capitale. Mentre lui, nella migliore delle ipotesi, non s'accorgeva di nulla. Anche la «colpa» per i funerali show, ha spiegato ieri, era del «difetto d'informazione» che ha lasciato «impreparati e sorpresi» i responsabili dell'ordine pubblico. Mica lui, che nemmeno c'era.

Quella cerimonia con banda musicale, carrozze ed elicotteri in volo - proibito - sulla chiesa di Don Bosco per far piovere petali di rosa, lo scorso 20 agosto, ha scatenato feroci polemiche proprio per lo scaricabarile istituzionale andato in scena subito dopo nella Capitale, bruscamente risvegliata dalla pennichella estiva. Tutti sapevano, ma a nessuno è venuto in mente di contenere l'esuberante rito funebre in una dimostrazione di forza meno smaccata. Anzi, a dirla tutta, a «scortare» la bara e a presidiare la piazza c'era un cospicuo numero di vigili urbani, che hanno giustificato a posteriori la propria presenza con il rischio che il traffico nel quartiere andasse in tilt (come poi è comunque successo). Qualcosa di certo non ha funzionato nella trasmissione delle informazioni, come è emerso dal comitato per l'ordine e la sicurezza che il prefetto di Roma Franco Gabrielli ha convocato quattro giorni dopo.

Ma proprio Marino era l'assente più vistoso a quel comitato. In vacanza tra Caraibi e Stati Uniti, il primo cittadino ha affidato a Facebook il suo commento: «La mafia a Roma esiste, la mia voce oggi è meno isolata». E pazienza se la voce arrivava da oltreoceano, dove il sindaco era in ferie, o se per la magistratura la mafia esiste più sul Monte Capitolino che a casa Casamonica, ai quali finora nessun tribunale ha mai contestato l'aggravante mafiosa.

La mafia c'è, lui non c'era. Ma, tornato a Roma, il sindaco ha provato a cavalcare in differita lo sdegno, prima prendendo fischi alla manifestazione per la legalità del Pd, poi sparando a zero su Vespa per l'intervista ai Casamonica. Bissata, ieri, da Giuseppe Cruciani e David Parenzo a La Zanzara .

E ai microfoni di Radio24 , Vittorino, nipote del quasi omonimo «padrino» del clan, ha detto di aver votato, nel 2013, proprio Marino.

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