La faccia tosta di Prodi: "Sarei ancora premier"

Altro che compravendita, il Prof era pieno di guai tra inchieste e il Senato senza numeri

La faccia tosta di Prodi: "Sarei ancora premier"

C'è da capirlo. A Bologna sono giorni che la temperatura sfiora i 40 gradi. Sicuramente è stata una botta di calore causa del commento - a caldo appunto - del professor Romano Prodi alla condanna a 3 anni per Silvio Berlusconi sulla presunta compravendita di senatori nel 2008. «C'erano dei rumors , delle voci di cui non sapevo nulla, come ho detto al giudice. Se l'avessi saputo sarei ancora presidente del Consiglio». A chi gli ha domandato per quale motivo non si sia costituito parte civile nel processo, con la sua tipica flemma e facendo un sospirone ha risposto: «Il danno non è stato alla mia persona ma alla democrazia». Meno male che le vacanze sono vicine e il 76enne ex premier potrà rilassarsi al fresco di un pino marittimo a Castiglione della Pescaia. Ne ha estremo bisogno perché oltre al caldo che lo fa sragionare, il Professore sembra essere affetto anche da amnesie. Prodi, nel corso del suo secondo esecutivo, si trovò ad affrontare due crisi di governo: la prima nel febbraio 2007, risoltasi con il rinvio alle Camere da parte del capo dello Stato, Giorgio Napolitano, e il rinnovo della fiducia; la seconda, nel gennaio 2008, fatale per il governo. Il problema, dunque, non fu né Berlusconi, né Lavitola, né De Gregorio. Il problema del suo governo era il suo governo: ministri indagati, conflitti interni all'Unione, maggioranze risicate. Un esecutivo appeso a un filo a cominciare dal risultato con cui vinse: 49,7% dei consensi all'Unione contro il 49,2% alla Casa delle libertà (appena 24mila voti di differenza).

La seconda e definitiva crisi del governo Prodi fu quella del 24 gennaio 2008: il ministro della Giustizia Clemente Mastella si dimise a seguito dell'inchiesta giudiziaria nella quale erano stati coinvolti lui e la

moglie Sandra Lonardo, in quel momento Presidente della Regione Campania. Il governo Prodi II non ottenne la fiducia al Senato e crollò. Quindi non sarebbe ancora presidente del Consiglio. E non lo sarà più. Per fortuna...

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