Faida 5 Stelle dopo lo strappo. Ritorna la fronda a Di Maio

La spaccatura sul Mes. Il ministro durante l'emergenza ha cercato la ribalta. Ora rialza la testa l'ala di Fico

Faida 5 Stelle dopo lo strappo. Ritorna la fronda a Di Maio
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«P repararsi alla Fase 2». Che potrebbe anche essere il preludio di un nuovo governo. Nel M5s il primo a fiutare l'aria di rivoluzione è l'ex capo politico Luigi Di Maio, che da quando è cominciata la pandemia sta facendo di tutto per tornare alla ribalta mediatica. Tra cargo di aiuti stranieri, interviste, presenze televisive e mascherine tricolori. Come quella che campeggia da qualche giorno come immagine di copertina della sua pagina Facebook. All'indomani della spaccatura in maggioranza al Parlamento Europeo sul Mes, il già leader grillino lancia messaggi apparentemente ecumenici, facendo trapelare insofferenza per le posizioni dei dem, compatti sul sì al Fondo Salva-Stati: «C'è un tempo per tutto, anche per le polemiche, ma non è questo. Questo è un tempo diverso, unico, mai visto prima». E poi: «Abbiamo una grossa responsabilità nei confronti degli italiani. Onoriamola, senza spettacolarizzazioni. Non servono». A corredo del commento sui social l'ormai immancabile bandiera italiana. Quasi a marcare le distanze con quella parte del M5s, adesso improvvisamente minoritaria, che rifiuta il sovranismo prima di tutto come approccio mentale e quindi come linea politica. L'atteggiamento di Di Maio è tradotto così da chi gli è vicino: «Nessuno vuole fare cadere Conte, ci mancherebbe, ma sul Mes non torniamo indietro».

E così le parole pronunciate dal presidente della Camera Roberto Fico nella serata di venerdì diventano non solo un avvertimento al Pd, ma anche un messaggio interno a un Movimento riscopertosi «sovranista». «Irresponsabile usare la Fase 2 per disarcionare Conte», ha detto Fico ad Accordi e Disaccordi sul Nove. Facendo dei distinguo sul Mes: «Il Mes, come l'abbiamo noi conosciuto, rispetto all'uso che si è fatto con la Grecia non è un Mes che ci appartiene e non ci piace». Ha specificato poi che il Mes inquadrato solo nel contesto dell'emergenza «è qualcosa che dobbiamo vedere, va scritto e letto più volte e nel caso poi vedremo». Sembrerebbero sfumature, che però celano un orientamento diverso rispetto al bombardamento partito nei giorni scorsi da uomini vicini a Di Maio. Il voto a Bruxelles ha fatto aumentare i sospetti di un'azione coordinata. Con tre eurodeputati grillini che hanno votato contro la risoluzione finale di venerdì, in spregio all'indicazione di astenersi arrivata dal gruppo.

Uno di loro è Ignazio Corrao, da sempre contrario all'accordo con il Pd. Sul voto ai due paragrafi che prevedono il Mes e i Recovery Bond spiega: «Agli articoli 17 e 23 viene mantenuto il Mes come strumento da usare e si annacquano di fatto i Recovery Bond». Mentre sul no alla risoluzione integrale dice: «Hanno votato contro il testo finale sia la Lega che Fratelli d'Italia e hanno votato a favore, ovviamente, Forza Italia, Pd e Italia Viva». Infine il riferimento «ai tanti duri di comprendonio che popolano i social e le chat». A questo proposito, a dimostrazione della vivacità delle chat grilline, è utile ricordare un episodio raccontato da una fonte parlamentare. Nei giorni scorsi sugli smartphone di molti esponenti del M5s girava un articolo sulle spese dei politici sui social nell'ultimo anno. E a chi metteva alla gogna Matteo Salvini e Matteo Renzi per le cifre eccessive è stato risposto velenosamente che a fronte dello zero dei leader grillini il partito aveva comunque sborsato 50mila euro.

E ricompare nel dibattito pure Di Battista, che un post su Facebook lancia un appello al boicottaggio di De Scalzi come ad di Eni. Hanno risposto all'appello alcuni big come Giulia Grillo, Barbara Lezzi, Max Bugani e Mario Giarrusso.

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