
Se una foto vale più di mille parole, una "fake foto" vale più di una fake news? Toccherebbe chiederlo a chi, nella redazione di Repubblica, ieri ha deciso di pubblicare la grande foto che apre pagina sei del quotidiano, sopra il titolo "La marea di Roma. Siamo un milione. Stop al genocidio". La foto è quella di Piazza San Giovanni, "meta finale del corteo, invasa dai manifestanti Pro Pal che hanno sfilato ieri a Roma", come riassume efficacemente la didascalia. E in effetti la piazza è colma all'inverosimile, ma c'è qualcosa di strano. Non si vede nemmeno una bandiera palestinese eppure sabato ce n'erano tante ma solo palloni arancio-rossi che svolazzano intorno a un palco. Il motivo? La foto non è del corteo pro-Gaza del 4 ottobre, ma di una manifestazione dell'ottobre di 11 anni fa, indetta dai sindacati, Cgil in testa, contro il Jobs act di Matteo Renzi. E che c'entra quell'immagine con il corteo pro Gaza di due giorni fa? Nulla. Però, appunto, il quotidiano fondato da Eugenio Scalfari ha pensato bene di piazzarla in bella vista su un terzo della pagina dedicata alla manifestazione, per acclarare che se non era proprio un milione, be', poco di mancava. Peccato che sia, appunto, solo una "fake foto", uno scatto che racconta "meglio di mille parole" qualcosa che però è falso. Ad accorgersene per primo è stato qualcuno che di immagini ne capisce. Il fotografo Alessandro Serranò, già collaboratore proprio di Repubblica, ieri mattina ha raccontato la bufala in una storia Instagram, indicandolo come un esempio del perché "in Italia il fotogiornalismo è morto". Anche altri colleghi di Serranò rilanciano la gaffe, e tra questi Gianni Cipriano, che spiega: "Non mi stupisce neanche più l'arroganza e la presunzione di @larepubblica nel pensare che nessuno l'avrebbe notato. Vergognatevi". La questione la solleva anche, stavolta su X, il giornalista David Puente. La figuraccia è solare, la foto vecchia di undici anni scoperta. Anche perché era stata proprio Repubblica a "pubblicarla" sul suo sito web a proposito della manifestazione del 2014, prima di ripubblicarla ieri, e riesce dunque difficile pensare a un errore in buona fede. Ma tanto nessuno, nel quotidiano di via Cristoforo Colombo, sembra non solo vergognarsi, ma neppure fare una piega, figuriamoci un mea culpa. E, a proposito di immagini, va anche detto che altri quotidiani, invece, si sono "dimenticati" di pubblicare quella dello striscione che inneggiava al 7 ottobre come atto di resistenza.
Ma nel giorno della "fake foto", i social di Repubblica finiscono in un'altra vicenda dai contorni controversi. Succede quando l'account Instagram del quotidiano romano pubblica il video di una carica a Torino, in piazza Castello, con la polizia che sembra partire all'attacco dei manifestanti passando sopra un ragazzo che era a terra svenuto dopo essere stato colpito da un lacrimogeno. Un video che "sta creando clamore sui social", ammicca il testo che accompagna il post. Manganellate della polizia a un ferito? Macché. Proprio la vittima ha spiegato anche a Repubblica, che bontà sua riporta nell'ultima riga la sua versione che gli agenti semmai lo hanno protetto, e hanno anche chiamato l'ambulanza. A innescare la carica, guardando il video, sembra essere uno dei ragazzi che era intorno al ferito, che pensa bene di scalciare un fumogeno lanciandolo verso la polizia, che a quel punto fa iniziare la carica.
Uno degli altri "soccorritori", proprio a commento del video, racconta la sua versione, e anche se lamenta di aver preso qualche manganellata all'arrivo dei primi agenti, poi, chiarisce, "per fortuna tra le forze dell'ordine c'erano dei savi che ci hanno un minimo protetto dagli altri".