Il fallimento della Capitale

Il fallimento della Capitale

Mi mandano un taxi per un dibattito sull'omicidio Kennedy e Roma è più infernale di un mese fa. Il tassista dice che il magma romano è colato a picco in un mese, che la città è più che mai nella merda, il peggio peggiora a vista d'occhio. Chiedo: «Ma che cosa succede di peggio?». I vigili non ci sono più, la sicurezza nella Capitale è morta, tutti fanno quel che vogliono peggio di prima. Al ritorno stessa storia con un altro taxi: i vigili sono tutti dietro le scrivanie, la città sembra occupata dall'Isis. Sciami di pedoni ubriachi per stanchezza comandano, nessuno fa rispettare i semafori, le buche si ingrandiscono, gli stranieri bestemmiano, il tessuto urbano è al collasso e i camion di immondizie non hanno più orari, sono vascelli pirati che bloccano e intasano, nessuno protesta. L'amministrazione Raggi è maledetta dai cittadini che l'hanno votata, tassisti in prima fila. Se volete avere una prova plastica del fallimento morale e amministrativo della banda che comanda venite a Roma, se avete fegato. Tutto è putrefatto ma con una dose di indolenza depressione e rabbia mai conosciute. Tutto ormai è finto, falso, bucato, demenziale, offensivo.

Non è questione soltanto di traffico (Roma non è adatta a fare la capitale per sua natura urbanistica) ma di cattiva materia umana, di tracotanza e sgarbo, maleducazione accidiosa e acida. Roma già morta, si decompone e noi, prigionieri nelle sue stive, coliamo a picco con lei.

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