In Egitto politica e pallone non smettono mai di rincorrersi. E se ai tempi della Primavera araba furono i tifosi dell'Al Ahly del Cairo (39 scudetti) a scendere per primi in piazza Tahrir contro Moubarak, oggi il centravanti della nazionale, l'ex romanista Mohamed Salah, è diventato il vincitore morale delle presidenziali. Il numero undici del Liverpool ha ottenuto qualcosa come 1,2 milioni di voti, pur non essendo candidato. Eppure il 5% degli elettori ha aggiunto a matita il nome dell'attaccante sulla scheda, affiancandolo a quelli prestampati del presidente uscente e rieletto (con il 92%) Abdel-Fattah Al-Sisi e dell'impalpabile sfidante Moussa Mostafa Moussa, fermo al 3%. Sono schede nulle, d'accordo, ma il dato è significativo e dimostra quanto l'atleta originario del piccolo borgo di Basyoun, a 100 km a nord del Cairo, sia amato in maniera incondizionata. Il «plebiscito» per Salah è davvero la nota più importante e sorprendente di una tornata elettorale che non prometteva particolari colpi di scena. Da questo punto di vista Al Sisi sta all'Egitto come Putin alla Russia: entrambi si sono ricandidati sapendo di avere la matematica vittoria in tasca. Sull'asse Cairo-Mosca del resto le opposizioni erano state messe in un angolo ben prima della chiamata alle urne.
Salah dopo due buone stagioni a Firenze e Roma è esploso nel Liverpool e viene considerato il Messi d'Africa. La Roma l'ha venduto per 42 milioni di euro, ma in nove mesi di Liverpool il suo valore di mercato è schizzato alle stelle e i Reds sarebbero disposti a cederlo per non meno di 230 milioni. Nella terra dei faraoni raccoglie consensi anche perché è il calciatore che a suon di gol ha permesso all'Egitto (allenato dall'ex tecnico dell'Inter Hector Cuper) di qualificarsi ai mondiali dopo un'assenza di 28 anni. L'ultima partecipazione risale infatti alla kermesse iridata in Italia. Salah ha sostituito nei cuori quello che per anni era stato l'idolo delle folle e la coscienza della nazione, Mohammoud Aboutrika, il calciatore-proletario che rifiutò l'offerta del Barcellona per non tradire i colori dell'Al Ahly, ma che di recente è finito nei guai per le sue simpatie con alcuni personaggi legati all'organizzazione dei Fratelli Musulmani, considerata fuorilegge in Egitto. Anche Salah ai tempi della Fiorentina si era esposto politicamente: il numero 74 che portava sulla schiena non era altro che la triste contabilità delle vittime degli incidenti di Port Said del 1° febbraio 2012.
In quella data i violentissimi scontri tra i tifosi della squadra locale dell'Al Masry e dell'Ahly finirono nel sangue, quando i primi attaccarono i secondi con spranghe e coltelli. Morirono 74 sostenitori della squadra del Cairo, vittime non riconducibili alla rivalità sportiva, quanto invece a ragioni politiche, essendo gli ultrà della capitale noti per le loro posizioni antigovernative.
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