Le regioni del nord chiedono di riaprire subito «in sicurezza», gli esperti frenano, il governo temporeggia in attesa di pareri e relazioni. E una road map per la ripartenza ancora non c'è. Ieri il premier Conte ha convocato in videoconferenza i governatori, con i ministri Boccia e Speranza. Collegato da Londra anche Vittorio Colao, alla guida della task force che dovrebbe definire la cosiddetta Fase 2, dopo il 4 maggio. Stando ai presenti, il manager avrebbe presentato il modello al quale lavora la sua squadra, ma senza indicare date della riapertura: «Non c'è una deadline nella road map messa a punto dagli esperti», trapela.
Ogni Regione intanto ha presentato un proprio piano per ripartire. L'obiettivo di Conte è evitare eccessive frammentazioni e che ognuno faccia per sé. Anche se una differenziazione sembra ormai certa: l'allentamento delle misure graduale seguirà la curva dei contagi, diversa tra nord e sud ma anche tra territori vicini. Ecco perché anche dopo il 4 maggio potrebbero restare in vigore per alcune settimane i divieti di spostamento tra le regioni, mentre i primi limiti a cadere dovrebbero essere quelli su jogging e attività sportiva purché svolti in solitaria. Il nord preme. Per il governatore del Veneto, Luca Zaia, «il 4 maggio si può aprire con le regole e con le garanzie scientifiche: si volesse fare un passo in più si potrebbe allentare da subito, in modo razionale e prudente per mettere in moto la macchina e poi andare a regime». Oltre alla Lombardia, anche l'Emilia-Romagna chiede di sperimentare «aperture anticipate». «Abbiamo posto al governo alcune questioni relative alla Fase 2», dichiara il presidente della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, Stefano Bonaccini. «Le questioni poste riguardano essenzialmente 4 aree per il coordinamento delle fasi della ripartenza. Bisogna che siano adottate linee guida nazionali, che fissino le regole di carattere generale per la riapertura secondo fasi graduali, lasciando autonomia alle Regioni per contemplare singole specificità in relazione ai dati geografici, economici e sociali. È necessario posticipare, rispetto alla prima fase della riapertura, la mobilità tra le regioni», conclude Bonaccini. Su quest'ultimo punto si è trovato l'accordo con Palazzo Chigi.
La voglia di accelerare di diversi governatori si scontra con il timore, anzi, con la certezza del comitato scientifico di altri focolai di ritorno. La task force di Colao è al lavoro e il premier Conte aspetta la relazione della squadra attesa per domani ma che potrebbe slittare ancora ai prossimi giorni: rumors raccontano di forti tensioni nelle ultime ore sulla linea Chigi-Londra. In quel documento ci sono le linee guida dei 17 esperti sull'uscita dal lockdown. La priorità nel riaprire verrà data a settori che secondo le tabelle Inail sono a basso rischio. Alcune imprese potrebbero ottenere il via libera già dal 27 aprile: moda, tessile, auto, cantieri. Sulla riapertura subito di ristoranti e bar invece c'è prudenza, gli esperti della sanità non sarebbero d'accordo per l'alto flusso di clientela e perché più di altri devono ripensare il loro metodo di lavoro. Tutti gli esercizi dovranno seguire nuove regole e obblighi: dispositivi di protezione individuale, pulizia due volte al giorno e ingressi scaglionati. Il nodo restano i trasporti, da riorganizzare per evitare assembramenti. Alcune grandi aziende, come Fincantieri e Electrolux riapriranno domani, adottati protocolli di sicurezza.
Il governo sta ragionando su come
allentare progressivamente dal 4 maggio i divieti sull'attività sportiva finora consentita solo vicino a casa: si valuta una formula per permetterli anche lontano ma per il tempo necessario e da soli, forse anche nei parchi.
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