Travaglio troppo filo-grillino anche per i redattori del suo Fatto Quotidiano? In un documento sindacale interno i cronisti del Fatto hanno posto diverse questioni all'amministrazione e alla direzione del quotidiano. Secondo una ricostruzione del Foglio il comitato di redazione avrebbe messo in discussione anche la linea editoriale troppo tenera con il Movimento Cinque Stelle. Un appunto che non deve aver fatto piacere a Travaglio se è vero che si è presentato all'assemblea di redazione così: «Leggendo da un foglietto, e senza guardare nessuno negli occhi - riporta l'indiscrezione del giornale diretto da Claudio Cerasa Travaglio ha pronunciato all'incirca queste parole: In trentacinque anni di professione nessuno mi aveva mai detto che sono un tifoso. Pertanto il direttore ha ribadito, di fronte a chi aveva osato metterla in dubbio, la sua proverbiale e ben riconosciuta terzietà. Poi, concludendo la lettura del foglietto, ha spiegato ai suoi giornalisti come andranno le cose da ora in poi: Non parlerò più con la redazione. Mi rapporterò soltanto con i vicedirettori, che sono quattro».
Il cdr del Fatto, da noi interpellato, smentisce che sia stata messa in discussione l'indipendenza della direzione Travaglio e derubrica la vicenda a normale dialettica tra redazione e azienda: «Non c'è affatto una durissima critica alla linea editoriale piegata sempre più a sostegno del Movimento cinque stelle. Tanto meno è in corso un tentativo di ammutinamento. La redazione non ha mai messo in discussione la professionalità e l'indipendenza del direttore Marco Travaglio, al quale ha confermato piena fiducia come peraltro ribadito anche nella lettera in questione. È solo la normale dialettica tra redazione, azienda e direzione, tipica di un giornale libero che ha sempre garantito visibilità a opinioni diverse. Tutto il resto è un tentativo di screditaci» scrivono i rappresentanti sindacali della redazione. Il documento che contiene i rilievi mossi dalla redazione non viene reso pubblico perché riservato «ad uso interno».
Il malcontento della redazione rispetto alla linea editoriale sul M5s però c'è da tempo, gli attriti si sono già manifestati sia durante le assemblee sia nelle riunioni di redazione. Molti cronisti del Fatto provengono da giornali di sinistra, dall'Unità al L'Espresso fino a Liberazione (defunto organo di Rifondazione Comunista), tra loro la percentuale di simpatizzanti M5s è bassa. Statistica che però cambia se si guarda ai lettori del quotidiano, più grillini che sinistrorsi. Quindi una linea simpatizzante verso Di Maio e soci (Di Battista è stato anche collaboratore del Fatto con i suoi imperdibili reportage dal Centro America, mentre il senatore M5s Primo Di Nicola è un ex del Fatto) può anche pagare in edicola. Ma per Travaglio essere accusato di partigianeria è un'accusa insopportabile. Quella del direttore del Fatto verso il M5s è più una consonanza di idee su certi temi, a partire dalla giustizia per arrivare alla questione Tav, a cui ha dedicato un allegato «Perché No Tav». Quando è stato accusato in tv di parteggiare per i grillini Travaglio ha risposto per le rime: «Io non sono qui per difendere qualcuno. Infatti sul voto relativo al caso Diciotti ho scritto editoriali intitolati Movimento 5 Stalle. Quindi, so distinguere quando i 5 Stelle sbagliano e quando hanno ragione».
Sui social si dividono tra chi difende l'autonomia del direttore e chi ne approfitta per dargli addosso. Come l'ex direttore del Sole24Ore Gianni Riotta: «Leggo che la redazione del Fatto si sarebbe ribellata a Travaglio perché troppo schierato in modo fazioso con M5s. Scusate ma lo scoprite proprio adesso?».
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