di Oscar Grazioli
R accontano i vigili urbani che, questa volta, la coda ha provocato solo qualche colpo di clacson, zittito da chi indicava ai frettolosi pendolari la scena che ne era responsabile. Come sempre, in questi casi, c'è chi rallenta o si ferma per la morbosa curiosità di vedere, nella morte e nel sangue, qualcosa da ricordare o da raccontare la sera a cena con gli amici, ma la maggior parte dei pendolari rallentava e, dopo il primo istinto di tirare giù il finestrino e strombazzare al vento l'impazienza e la voglia di sgommare verso il lavoro, si fermava commossa da uno spettacolo che meritava il silenzio e un momento di riflessione nel caos del traffico dove dominano il rumore di ferraglia e l'odore delle gomme che rotolano sull'asfalto.
Nell'atmosfera rarefatta del mattino due cani, i cui proprietari abitavano uno accanto all'altro, sono usciti sulla via Tuscolana, a Rocca Priora, più o meno all'altezza dello svincolo col Cavallo Rampante. Lo facevano tutti i giorni, dice la gente del posto che li vedeva spesso assieme giocare, leccarsi e correre uno appresso all'altro. Quello con il manto scuro, di piccola taglia, forse nella foga del gioco, non si è accorto di avere sconfinato un po' troppo dal ciglio della strada. Chi lo ha investito in pieno forse non ha colpe. L'urto mortale probabilmente è stato inevitabile. Le strade sono cimiteri di anime innocenti. Poteva, anzi doveva, però fermarsi a portare soccorso o a rimuovere almeno il corpo ormai inerte prima che il traffico convulso ne facesse ulteriore scempio. Ha deciso che non ne valeva la pena. In fondo, era morto soltanto un cane, uno dei tanti randagi che popolano l'Urbe. Chi invece ha deciso che ne valeva la pena è stato il suo amico di giochi e di corse. Gli si è messo accanto e, per alcune ore, ne ha annusato il corpo, spostando poi il delicato naso verso l'aria del mattino, quasi a esorcizzare quell'odore intenso e aspro di morte. I cani non piangono è vero, ma conoscono la gioia e la tristezza. Possono lasciarsi andare e non mangiare per giorni, di fronte a un lutto, a un abbandono, a un'amicizia troncata dalla sorte. E se qualcuno ne dubita posso essere buon testimone di quante persone, in quarant'anni, mi hanno narrato di un cane triste, spento, chiuso nel suo dolore, perché il proprietario se n'era andato per sempre o perché il vecchio amico cui aveva mordicchiato per anni la coda era scomparso. Così, nonostante il pericolo di essere a sua volta investito, il grande cane meticcio di pastore tedesco ha espresso tutta la sua lealtà e la sua fedeltà all'amico più piccolo, compagno di giochi da una vita, vegliandolo su quel pezzo d'asfalto arabescato dal sangue rosso vivo. Gli automobilisti rallentavano e sembravano rispettare, senza dare in escandescenze, quell'immagine quasi sacra, fotografata da Marco Milani che l'ha postata sul Web dove divenuta famosa in pochissime ore. Il gigante buono non permetteva a nessuno di avvicinarsi al piccolo amico e ci sono voluti la municipalizzata, un veterinario e, alla fine, il suo stesso proprietario, per sottrarre alla sua esasperata difesa quel corpo martoriato.
In quei gioielli che sono le poesie sugli animali di Nikos Dimou, scrittore e poeta greco, spicca un capolavoro dal titolo «Meta» («Dopo» in greco).
Dimou si chiede se i gatti che ha incontrato e amato nella sua vita ci saranno tutti in qualche paradiso, «dopo». Io non ho una risposta ma spero che il vecchio gigante buono trovi il suo amico, da qualche parte. «Dopo».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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