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Fico esclude rinvii e proroghe: "Presidente entro il 3 febbraio". Però non fa votare i positivi

Nella giungla di incognite sull'elezione del Quirinale ce n'è una legata al calendario del presidente uscente

Fico esclude rinvii e proroghe: "Presidente entro il 3 febbraio". Però non fa votare i positivi

Nella giungla di incognite sull'elezione del Quirinale ce n'è una legata al calendario del presidente uscente. Il mandato di Sergio Mattarella scade infatti un giorno preciso, il 3 febbraio. La prima seduta per la scelta del suo successore è stata fissata con congruo anticipo, il 24 gennaio, quindi con dieci giorni utili perché i partiti arrivino ad un accordo (nel 2015 Mattarella fu eletto dopo tre giorni, al quarto scrutinio), almeno con una maggioranza della metà più uno. Nella storia repubblicana non si è mai verificato che si sia arrivati alla fine del settennato senza un successore designato. Ma stavolta alle incognite politiche si aggiungono quelle sanitarie, con i parlamentari e grandi elettori che, se positivi, non potranno votare. Senza contare il forte pressing da più parti perché Mattarella venga prorogato e faccia un bis, anche solo a termine. Quindi la questione del 3 febbraio, e di cosa succeda a quel punto se non si sarò trovata una soluzione, diventa importante. Sarà la scusa per chiedere ufficialmente a Mattarella di accettare (controvoglia) un secondo mandato? E qualcuno punta apposta su una tattica temporeggiatrice, magari sfruttando l'aumento dei contagi anche tra i parlamentari, per arrivare al 3 febbraio con un nulla di fatto, appunto per rilanciare un Mattarella bis come unica exit strategy dal vicolo cieco?

A sentire il presidente della Camera Roberto Fico, che è anche un esponente importante del partito di maggioranza relativa in Parlamento, il M5s, non si arriverà a questo punto. «Siccome il 3 febbraio è abbastanza avanti, partendo dalla prima votazione il 24 gennaio, credo che in questo lasso di tempo, guardando tutti i precedenti, potremmo rientrare e farcela - spiega il presidente della Camera - Andare oltre il 3 febbraio sarebbe un po' sui generis. Io spero di no perché ci sono tante votazioni, una al giorno. Si vota ad oltranza». Ma se invece succedesse? A quel punto l'ipotesi più probabile, secondo Fico, non sarebbe una proroga di Mattarella ma una supplenza, per Costituzione affidata alla seconda carica dello Stato, il presidente del Senato Casellati.

Molto è legato all'andamento dei contagi tra deputati, senatori e grandi elettori, una variabile che potrebbe cambiare i giochi (tanto che in Forza Italia si propone una quarantena volontaria di tutti i parlamentari di centrodestra per evitare assenze e «arrivare in aula il 25 per marciare come un sol uomo per fare la storia ed eleggere Berlusconi» dice Andrea Ruggieri, deputato azzurro). Al momento la linea della presidenza di Montecitorio è il divieto di votare per i positivi, anche perché i numeri al momento non preoccupano eccessivamente, 29 alla Camera («con una curva in discesa» assicura Fico) e massimo 8 al Senato, anche questi in diminuzione, e considerato che per l'elezione sette anni fa di Mattarella mancavano una cinquantina di parlamentari. Alcune proiezioni però stimano a oltre 140 i positivi in Parlamento settimana prossima. Se la situazione peggiorasse non si escludono deroghe al protocollo per permettere di votare anche ai positivi («in questo momento non possono votare, ma l'istruttoria continua» dice il presidente della Camera). L'orientamento della presidenza è insomma di evitare ostacoli per l'elezione del nuovo capo dello Stato. Una linea che rende più improbabile un bis di Mattarella.

Il quale ha più volte ripetuto di non volerne sapere, anche se a molti non è sfuggito il suo attivismo in questi giorni, tra la finale di pallavolo all'incontro con i quirinalisti al cavalierato a Renzo Arbore.

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