Elezioni politiche 2022

Da Fico a Di Maio, Paragone e Prestigiacomo: la nuova vita tra partito, televisione e scuola

Il presidente della Camera torna "grillino semplice", il ministro potrà laurearsi

Da Fico a Di Maio, Paragone e Prestigiacomo: la nuova vita tra partito, televisione e scuola

C'è chi l'aveva messo in conto e chi è stato preso alla sprovvista. «Non me l'aspettavo, è stato tutto così veloce e non ho avuto il tempo di pensare al dopo», spiega al Giornale Lele Fiano, deputato del Pd battuto in un duello epocale da Isabella Rauti nello storico collegio di Sesto San Giovanni, un tempo la Stalingrado d'Italia e ora terra di conquista per la destra. Fiano, come tanti suoi celebri colleghi, deve ora reinventarsi una nuova vita. La lista di quelli che non ce l'hanno fatta, complice la riduzione del numero dei parlamentari, è lunga e a tratti altisonante. Che cosa faranno adesso?

Non è così semplice riciclarsi, dopo tanti anni nel Palazzo, con pezzi dell'opinione pubblica pronti a sputare veleno contro i presunti privilegi di chi fino a ieri viveva fra i saloni di Palazzo Madama e Montecitorio. Però bisogno attrezzarsi al dopo che comincerà il 13 ottobre, primo giorno della prossima legislatura. «Ci penserò - assicura Fiano - in ogni caso io sono architetto e potrei tornare nello studio da cui sono uscito circa vent'anni fa, quando la passione per la politica mi ha travolto».

Federica Dieni, vicepresidente del Copasir, invece, sapeva benissimo che i suoi dieci anni - in realtà alla fine nove - sarebbero finiti a breve perché i 5 stelle non avrebbero concesso deroghe alla regola ferrea del doppio mandato. «È stata una stagione intensissima e appassionante, certo immaginavo di avere ancora qualche mese davanti, ma comunque ero agli sgoccioli». Prima del congedo, l'addio, in dissenso, al Movimento e l'ingresso, in extremis, in Italia viva. Una scelta non facile, dettata dal disagio sulla politica estera, ma quella difficile arriva adesso: «Potrei andare all'Inps, dove ho vinto un concorso come funzionario, oppure riprendere la mia professione di avvocato, fra Roma e Reggio Calabria. Ho solo 36 anni, mi prenderò un periodo sabbatico, poi deciderò».

C'è chi vive a pane e politica e dunque in un modo o nell'altro correrà sugli stessi binari. È il progetto di Stefania Prestigiacomo, uno dei volti più noti di Forza Italia, ed è pure il destino di Roberto Fico presidente uscente della Camera che già si era preparato ad abbandonare poltrona e velluti. «Ho perso, ma non mi sento bocciata» scrive su Facebook Prestigiacomo che ha mancato l'elezione al Senato e lascia il Parlamento dopo 28 anni. «Oggi - prosegue lei con il Giornale - comincia una nuova storia, io resto in campo al servizio dell'unico partito in cui ho militato. Io non mollo, si vedrà». Una traiettoria in qualche modo analoga, anche se molto più veloce, è quella di Fico che pure aveva già impostato il navigatore verso la rampa di uscita e si era sfilato dalla corsa elettorale, per via della solita ghigliottina dei due giri di valzer. «È dal 2005 - dichiara lui al Quotidiano nazionale - che lavoro prima con i meetup e poi nel Movimento e continuerò a svolgere attività rilevanti nei 5 Stelle a Napoli, la mia città». Lucia Azzolina, ex ministro dell'istruzione, è lapidaria: «Riprenderò il mio ruolo di preside a Siracusa». Insomma, non si sistemerà sui banchi, con o senza rotelle, ma direttamente in cattedra.

C'è chi attende con ansia il domani incerto e chi invece deve solo guardare nello specchietto retrovisore della propria biografia. L'ex sindaco di Pietrasanta Massimo Mallegni, poi senatore per cinque anni, è già in pista: «Sono un imprenditore, mi dedicherò all'hotel che ho in Versilia e alle gallerie d'arte che con mia moglie Paola abbiamo aperto a Forte dei Marmi e Dubai». Andrea Marcucci, ex capogruppo del Pd al Senato, appartiene ad una delle grandi dinastie industriali della Toscana e dunque rientrerà da una delle tante porte nel gruppo di famiglia. Altra storia quella di Gianluigi Paragone: dopo il flop di Italexit potrebbe rimanere nel circuito a lui familiare dei talk e dei programmi televisivi. Non più come ospite ma semmai come conduttore.

Poi c'è il caso di Luigi Di Maio, ministro degli Esteri scissionista, umiliato con un mortificante zero virgola nel proporzionale e battuto nell'uninominale a Fuorigrotta.

A soli 36 anni, Di Maio deve lasciare la scena, accompagnato dagli sberleffi di Alessandro Di Battista: «Gli consiglio di studiare e di prendersi una laurea».

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